La situazione rischia di diventare incandescente dopo le 5mila riammissioni a Medicina determinate dal TAR del Lazio. Se, da un lato, gli atenei sono in piena emergenza aule, dall’altro iniziano a determinarsi frizioni tra quanti si sono guadagnati la possibilità d’immatricolazione in prima battuta e coloro che, in attesa del pronunciamento definitivo dei giudici, si sono potuti iscrivere con riserva ai corsi per l’anno accademico 2014/2015.
Le sentenze del TAR, che hanno dato ragione ai ricorrenti facendo sì che per 5mila di loro si riaprissero le porte dei corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia, hanno creato una situazione difficilmente gestibile per le università, che si trovano nell’imbarazzo di dover accogliere nelle proprie strutture un numero di studenti che in molti casi supera di centinaia di unità quello inizialmente preventivato. Tanto per citare un esempio, all’Università di Bologna, dopo le riammissioni a Medicina stabilite dal TAR del Lazio, il numero di matricole è cresciuto di 200 unità.
In questo scenario, si sta determinando anche un clima di tensione tra gli studenti. Quanti si sono immatricolati perché in primavera si sono conquistati attraverso il test uno dei posti banditi dal MIUR non vedono di buon occhio coloro che stanno seguendo le attività didattiche insieme a loro perché hanno fatto ricorso al TAR. In alcuni casi, come ha spiegato al Corriere della Sera una ragazza che ha preferito restare anonima e che sta frequentando i corsi sempre all’Università di Bologna, addirittura nascono delle discussioni nei gruppi sui social network contro le riammissioni a Medicina. Discussioni nelle quali si arriverebbero, secondo la giovane, ad usare parole davvero molto forti all’indirizzo dei vincitori dei ricorsi, come “vi sciogliamo nell’acido”. E i ricorrenti hanno paura.
Segnato da un numero così elevato di riammissioni a Medicina, l’anno accademico 2014/2015 non si preannuncia particolarmente facile e tranquillo. La speranza è che la situazione non degeneri, ma quanto sta accadendo nelle aule degli atenei non fa che confermare la necessità di un intervento da parte del ministero per ridefinire in maniera più equa e trasparente il sistema di selezione per l’accesso ai corsi a numero programmato a livello nazionale.
Cari Signori, quando ci sono di queste minacce così gravi e mafiose (da Giovanni Brusca) si fa presto chiamando i CARABINIERI, e chiedendo l’intervento della Magistratura penale. Bisogna denunciare, almeno l’erba cattiva viene estirpata.
All’occorrenza, se vi sono minacce così gravi, chiamate i Carabinieri e denunciate.
IO DICO CHE LE BUONE RAGIONI STANNO DALLA PARTE DEGLI STUDENTI VINCITORI DI CONCORSO, PERCHE’ SI SONO VISTI USURPARE IL DIRITTO ALLO STUDIO CHE AVEVASNO CONQUISTATO.
SICCOME LA MAGISTRATURA IN ITALIA FA QUELLO CHE VUOLE ED HA LETTERALMENTE
DEVASTATO CIO’ CHE DI BUONO C’ERA NELLE UNIVERSITA’ ITALIANE, IL GOVERNO ITALIANO NON INTERVIENE PERCHE’ IMPOTENTE E SI ASSISTE ALL’INVEROSIMILE.
IN ITALIA ANCORA NON SI è ABITUATI AI CRITERI DI SELEZIONE E TUTTO VA IN PASTO AL QUALUNQUISMO .