rettori tagli 2011 manovra finanziaria
In merito alla
manovra finanziaria appena varata dal Governo, i
rettori delle università italiane hanno voluto dire la loro. Soprattutto dopo che, nei giorni scorsi, il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini aveva rassicurato sul fatto che l’operazione non avrebbe penalizzato né scuola né università.
In effetti le parole del ministro erano corrette, e i rettori riconoscono che il Fondo di finanziamento ordinario degli atenei non è interessato dalla manovra in corso, ma dall’altra parte ricordano anche che per il
2011 restano i pesanti
tagli previsti dalla manovra del 2008. Quei tagli, chiedono i rettori, vanno recuperati. Pena l’impossibile svolgimento delle attività per il prossimo anno.
È quanto emerso dall’
ultima assemblea Crui, dedicata ai finanziamenti per gli atenei e al ddl di riforma Gelmini. Se non viene messo in atto un immediato recupero dei tagli previsti per il 2011, hanno detto infatti i rettori, “lo svolgimento delle normali attività istituzionali per il prossimo anno accademico risulterà irrimediabilmente compromesso e, in non pochi casi, impossibile”.
Ma non ho il minimo dbiubo che ci siano resistenze!Nel mio ultimo articolo su Il Mondo ho scritto: Dobbiamo uscire da contrapposizioni semplicistiche e per certi versi di comodo, sia su un fronte che sull’altro. Serve il coraggio di una politica che si assuma il ruolo di incidere in modo profondo sui meccanismi che producono i guasti che tutti lamentiamo, anche a costo di contrapposizioni forti con fasce significative del mondo universitario. Serve una macchina ministeriale capace di distaccarsi dalle pratiche e soprattutto dalla mentalite0 che hanno determinato il funzionamento dell’universite0 in questi decenni. Serve in sostanza una politica forte e illuminata, che conosca e capisca i problemi di fondo dell’universite0, che abbia il coraggio e la lungimiranza di affrontarli, e che non si limiti ad un puro conto ragionieristico che in un qualche modo “faccia tornare i conti”. Ne va di mezzo non solo la possibilite0 di sviluppare un’universite0 moderna, ma anche e soprattutto la capacite0 del paese di produrre e valorizzare i giovani e i professionisti che dovranno costruirne il futuro sviluppo e benessere. Non e8 una scommessa che possiamo permetterci di perdere.