slittamento discussione ddl riforma università
Lo
slittamento della discussione sul disegno di legge di riforma dell’Università dal 4 al
14 ottobre non è solo un rinvio ma una “
pausa di riflessione“. A dirlo in una nota la
Rete29Aprile che dalla scorsa primavera riunisce i ricercatori delle università italiane che stanno aderendo al blocco della didattica in segno di protesta contro riforma e tagli. Spostare la discussione di dieci giorni significa ancorare la votazione del ddl alla sessione di bilancio che inizierà il 15 ottobre e finirà almeno a dicembre, spiega la rete di ricercatori.
Si prospetta qualche mese di respiro, insomma, per i più di
diecimila ricercatori indisponibili che hanno messo in crisi l’
inizio dell’anno accademico togliendo la disponibilità alle attività didattiche non obbligatorie per legge almeno finché il Governo non prenderà in considerazione seriamente le proposte avanzate dal mondo della ricerca in tema di riforma dell’università italiana. A dispetto dell’insofferenza dimostrata dai rettori – con le
dichiarazioni di Decleva – nei confronti del rinvio della discussione i ricercatori scorgono adesso qualche speranza di veder riconosciuto il loro ruolo e la natura pubblica aperta e libera dell’Università.
Il
rinvio è una soddisfazione, spiegano, perché “rappresenta una vittoria del
movimento che si è strutturato da aprile a oggi e testimonia che la protesta del mondo universitario non può essere nascosta sotto il tappeto, riducendola a folclore corporativo o a ribellismo giovanile”. Un movimento, spiegano ancora i ricercatori della Rete29Aprile, che ha messo insieme docenti, ricercatori a tempo determinato e indeterminato e studenti. Un fenomeno politico “nuovo” per gli ultimi anni di storia dell’Università.
“A questa protesta il governo non è stato finora in grado di dare
risposte né di fronteggiarlo adeguatamente. Ci auguriamo che il governo sfrutti questa pausa di riflessione imposta, con senso di responsabilità e saggezza, dalla Camera dei Deputati per dare ascolto al mondo universitario e non solo ai rettori e per dare avvio a una riscrittura radicale di questo disegno di legge” questo l’
invito dei ricercatori che ancora una volta si appellano al buon senso del Governo, anche perché l’università è al collasso, senza corsi e lezioni l’anno accademico è in ‘stand by’ e rischia di restarlo ancora per le prossime settimane.