Sebbene manchino ancora diversi mesi alle politiche, la campagna elettorale è decisamente iniziata ed è già una battaglia senza esclusione di colpi. Infatti, non ha per nulla usato il fioretto il segretario del Partito democratico (PD), Matteo Renzi, nei confronti dell’avversario Luigi Di Maio, candidato premier del Movimento 5 Stelle. Renzi, parlando al centro di robotica di Pisa, ha ricordato che il suo contendente non è esattamente quello che si definirebbe uno studente modello. Il vice presidente della Camera, infatti, non è ancora riuscito a conseguire la laurea e, come ha sottolineato l’ex presidente del Consiglio, “è fuori corso da 7 anni“.
L’università irrompe nella campagna elettorale, ma solo a scopo polemico
Da poco meno di un mese, cioè da dopo le elezioni regionali siciliane, possiamo dire di essere entrati nel vivo della battaglia in vista delle elezioni che porteranno al rinnovamento del Parlamento. Il voto, che dovrebbe tenersi nel prossimo marzo, vedrà contrapposti tre schieramenti principali: il PD guidato da Renzi, il Movimento 5 Stelle, che ha scelto Di Maio come leader, e il centro-destra di Berlusconi, Salvini e Meloni, che ha ritrovato l’unità. Da giorni si susseguono le convention e le apparizioni televisive degli uomini di punta dei tre poli, con tanto di annunci, promesse e anticipazioni sui programmi elettorali. Fino a oggi, tuttavia, l’università non era esattamente stata uno dei tempi più “caldi”. E, probabilmente, è destinata a rimanere in secondo piano, visto che anche in questa occasione, piuttosto che concentrarsi sui problemi del sistema e proporre soluzioni, ci si limita alle punzecchiature personali.
Renzi: “Non abbasserò mai le tasse al fuori corso Di Maio”
Per Matteo Renzi parlare di università è solo il pretesto per attaccare il suo sfidante: “Tra abbassare le tasse allo studente Luigi Di Maio fuori corso e abbassare le tasse ad uno studente bisognoso, in corso e meritevole non ho dubbi. Non abbasserò le tasse allo studente Luigi Di Maio che è 7 anni fuori corso.”
Che Di Maio sia iscritto al corso di laurea in Giurisprudenza ormai da oltre un decennio è assolutamente vero. Dispiace, però, notare che ci si ricordi di uno dei pilastri del Paese solo per fare dell’ironia e non si pensi ad aumentare i finanziamenti per il diritto allo studio o ad aumentare le risorse in modo da poter sbloccare il turn over del personale. Se anche nella prossima legislatura non saranno presi di petto gli annosi problemi dell’università pubblica, l’obiettivo posto dall’Unione Europea sul tasso dei laureati sarà pressoché impossibile da centrare per l’Italia.