Le università italiane non sono tutte dello stesso livello, anzi, esistono atenei di serie A e B. La cosa, per la verità, fa parte da tempo dell’opinione comune, ma se a sottolinearla è il presidente del Consiglio finisce inevitabilmente per fare notizia. In visita presso il Politecnico di Torino in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, Matteo Renzi ha detto senza peli sulla lingua – come suo solito – ciò che pensa delle istituzioni di formazione terziaria italiane, evidenziando il divario di qualità esistente tra le diverse università del nostro Paese.
“Dobbiamo avere il coraggio di dire che questa storia per cui in Italia non si può affermare che ci siano diverse qualità fra le diverse università è ridicola. Ci sono già università di serie A e di serie B in Italia e rifiutare la logica del merito dentro le università e pensare che tutte siano brave è quanto di più antidemocratico vi possa essere”, ha affermato il presidente Renzi riferendosi alle polemiche suscitate dalla distribuzione di una quota del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) sulla base della valutazione della qualità della ricerca e della didattica svolte dai vari atenei.
Tra le 90 università italiane, questa è la tesi di Matteo Renzi, esistono atenei di serie A e B, con i secondi che non possono competere a livello internazionale. Nelle parole del premier sembra quasi che alcune università siano una zavorra per il Paese: “non possiamo pensare di portare tutte le 90 università nella competizione globale, allora ci spazzeranno via tutti quanti”, ha puntualizzato.
Il presidente rottamatore suggerisce, quindi, di sfoltire il numero degli atenei? Per il momento sembra di no. Renzi ha infatti aggiunto che le classifiche possono essere un modo per il sistema di riequilibrarsi. “In democrazia se oggi perdi domani puoi vincere, non si tratta di bloccare la maggioranza, ma di trovare idee che siano vincenti. Se nelle università abbiamo paura delle classifiche, allora abbiamo paura della realtà”, ha spiegato il presidente del Consiglio. Come dire che gli atenei di serie A e B non devono essere sempre gli stessi, ma possono anche cambiare grazia a una competizione virtuosa che solo la meritocrazia può stimolare.
Nonostante questo, l’Unione degli universitari (UDU) ha commentato con durezza il discorso di Renzi. “Le parole del premier – ha dichiarato Gianluca Scuccimarra, coordinatore dell’associazione – esprimono un’idea di università diametralmente opposta a quella della nostra Costituzione. Rispondiamo che antidemocratico e antimeritevole è un diritto allo studio inesistente, messo in ginocchio da anni di mala politica e sottofinanziamenti”. Tuttavia gli studenti non sono unanimi e c’è anche chi è d’accordo con la valutazione del presidente del Consiglio circa l’esistenza nel nostro Paese di atenei di serie A e B. Virgilio Falco, portavoce del movimento StudiCentro, ad esempio, ha sottolineato che “chi contesta Renzi per aver detto oggi, senza falsa retorica, che non tutte le università italiane possano competere a livello globale, vive nel mondo dei sogni”.