Il piano del governo britannico per esonerare dal pagamento delle tasse universitarie gli studenti più poveri “non sarà realizzabile”. Lo fa sapere l’esecutivo guidato da David Cameron, i cui ministri avevano proposto che la retta degli studenti provenienti da famiglie a basso reddito fosse coperta per un primo anno dalle casse dello Stato e l’anno successivo dai fondi dei singoli atenei.
Dopo il voto del Parlamento britannico, che ha deciso di aumentare le tasse fino a 9.000 sterline l’anno, ora arriva una ulteriore spallata al diritto allo studio dei meno abbienti, nonostante le rassicurazioni date ai parlamentari liberaldemocratici per ottenerne l’appoggio sulla riforma. Il voto sulle tasse universitarie, infatti, è stato un difficile banco di prova per gli alleati di governo dei Tories. Prima di dar vita alla coalizione, i Lib-dem avevano garantito che non avrebbero mai aumentato le tasse, subendo poi le pressioni degli studenti mobilitati contro l’approvazione dei rincari.
Ora Nicola Dandridge, dirigente capo per l’Università del Regno Unito, spiega che il regime proposto del secondo anno di retta a carico degli atenei rischia di penalizzare le università più giovani, dove è iscritto un maggior numero di studenti provenienti da contesti svantaggiati. Per Dandridge il governo non deve interferire nelle procedure di ammissione all’università ma facilitare l’accesso degli studenti provenienti dalla scuola pubblica, che potrebbe essere reso più difficile se si caricano le loro rette sugli atenei.
I beneficiari dell’esenzione dal pagamento delle rette sarebbero circa 18.000, mentre la refezione gratuita dovrebbe riguardare 80.000 studenti. Ma il problema delle università britanniche, spiegano gli esperti, è che ce ne sono alcuni con una concentrazione molto elevata di studenti meno abbienti, mentre poche università blasonate quasi non hanno studenti a basso reddito.