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Università di Bologna, il referendum chiede più democrazia

da | Lug 2011 | News | 2 commenti

Hanno avuto ragione i promotori del referendum interno all’Università di Bologna, promosso per chiedere modifiche in senso “democratico” alla bozza di statuto messa a punto dal rettore Ivano Dionigi. “In una città che mostra di aver paura di dare la parola ai cittadini l’Università di Bologna si rivela un mondo molto più libero, vitale e unito sui temi di fondo della democrazia e dell’autonomia”, commentano soddisfatti dalla CislUnibo.

I risultati hanno infatti ampiamente superato le previsioni: gli organizzatori si aspettavano duemila votanti e i voti sono stati ben 2.299. Docenti, ricercatori e tecnici amministrativi sono stati chiamati al voto elettronico per la prima volta nel panorama universitario italiano (ma c’era anche la possibilità di votare ai banchetti appositamente predisposti). I sindacati non nascondono la loro soddisfazione anche sull’ottimo funzionamento del nuovo sistema.

Per alcuni tecnici informatici interni all’ateneo il sistema di voto “presentava diverse falle”, ma i promotori della consultazione spiegano che sarebbe stato impossibile influenzare il voto. I dati definitivi sono arrivati al termine di un controllo che ha portato a escludere una quarantina di voti che sono risultati tentativi di infiltrazione. Secondo i tecnici, però, il sistema non era sufficientemente impenetrabile.

Soddisfatti i rappresentanti di sindacati e precari: la quasi totalità dei votanti si è espressa a favore di tutte e quattro le proposte presentate nel referendum. Sì all’elezione democratica di tutti i membri degli organi collegiali (compreso il cda); sì all’elezione dei direttori di dipartimento e dei presidi delle facoltà; sì alla possibilità di sfiduciare il cda da parte del senato accademico e sì a un maggior peso al voto del personale tecnico e amministrativo nell’elezione del rettore.

Il referendum interno promosso dall’Intersindacale universitaria ha già prodotto un primo risultato: il rettore Dionigi ha deciso di modificare un punto della bozza dello statuto convenendo che sia necessario eleggere e non nominare i direttori, i presidenti di facoltà e i coordinatori di campus. Un passo avanti in attesa dell’approvazione finale dello statuto da parte degli organi accademici, come sta avvenendo per tutte le università del Paese.

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giorgio tassinari
giorgio tassinari
13 anni fa

Sarebbe opportuno che i famosi tecnici avanzassero le loro critiche a viso aperto. Altrimenti è pura calunnia che delegittima il risultato del referendum, chiaramente avverso alla linea del rettore di Bologna.

Mauro Gaspari
Mauro Gaspari
13 anni fa

Dal punto di vista tecnico sembra un po’ strano il commento anonimo di questi tecnici espresso a posteriori dopo che le procedure di voto si sono concluse con successo. L’unico problema rilevato durante le votazioni sono stati alcuni tentativi di intrusione, prontamente individuati dagli organizzatori, che hanno portato all’annullamento di alcuni voti, senza influenzare l’esito del referendum e senza mettere a rischio dati sensibili degli utenti dell’Università di Bologna.
A priori qualsiasi sistema informatico in rete può avere problemi di sicurezza e quindi essere etichettato come insicuro, per questo motivo i sistemi operativi devono essere costantemente aggiornati. Si può affermare quindi che la sicurezza di un sistema informatico dipende dalla bontà del software ma anche della tempestività con cui vengono effettuati gli aggiornamenti e dai controlli a cui e’ sottoposto.
Nel caso specifico, gli organizzatori del referendum sono stati costretti a sviluppare in tempi molto brevi una soluzione informatica per poter effettuare il voto elettronico, l’Università aveva infatti negato l’utilizzo dei suoi sistemi sofisticati. Questa fretta non ha giovato alla qualità del software realizzato, ma grazie agli attenti controlli degli organizzatori e alla brevità delle procedure di voto la soluzione proposta ha funzionato egregiamente..