Quello appena iniziato è il trentesimo anno di vita per il progetto Erasmus. Il programma di mobilità internazionale studentesca dell’Unione Europea arriva a questo importante giro di boa con una serie di record, che raccontano di un successo strepitoso. Dal 1987, anno nel quale è stato inaugurato, nove milioni di giovani europei, sia studenti che lavoratori, hanno trascorso un periodo in un paese straniero. Un’esperienza indimenticabile, che a molti ha dato una marcia in più nel prosieguo della propria vita.
L’Erasmus festeggia lo storico compleanno con numeri di tutto rispetto, che lo rendono uno dei programmi UE di maggior successo. Trent’anni fa partirono appena 3.200 studenti, degli autentici pionieri. Nel 2015, invece, i giovani cittadini dei paesi membri che hanno fatto le valigie per studiare, lavorare o fare volontariato in un’altra nazione sono stati 678mila.
In tre decenni non sono stati solo i numeri a modificarsi. Anche il programma Erasmus è cambiato. E parecchio. Via via che aumentavano il suo successo e la sua popolarità, la Commissione Europea ha deciso di aumentare gli investimenti e ampliare la platea dei destinatari. Inizialmente l’Erasmus era, infatti, rivolto soltanto agli universitari. Oggi, grazie a Erasmus+, possono prendervi parte anche neolaureati, giovani lavoratori, docenti e ricercatori.
Con il tempo anche il numero di paesi coinvolti è cresciuto, andando addirittura oltre i confini dell’UE. Attualmente, infatti, partecipano al programma Erasmus alcuni stati che non sono membri dell’Unione: ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Norvegia, Islanda, Liechtenstein e Turchia.
Da molti il programma Erasmus è considerato il vero artefice dell’Unione Europea, perché è ciò che ha realmente permesso ai cittadini dei vari paesi di incontrarsi, conoscersi, condividere e sentirsi fratelli. E l’ambizione è quella di svolgere sempre più e sempre meglio questo ruolo. In questa prospettiva sta per essere attivato ErasmusPro, pensato specificamente per i giovani lavoratori tra i 15 e i 24 anni. I quali, nell’ambito del programma, potranno svolgere periodi di apprendistato compresi tra i sei mesi e l’anno.
Nel futuro dell’Erasmus c’è anche la solidarietà nei confronti delle popolazioni che scappano dalle guerre. Per questo la Commissione Europea ha previsto un progetto di sostegno linguistico online destinato ai rifugiati. L’obiettivo è erogare corsi di lingue che possano aiutare 100mila rifugiati nel corso dei prossimi tre anni a integrarsi nei paesi che li hanno accolti.
In questi trent’anni l’Italia ha partecipato con enorme entusiasmo al programma Erasmus. In tutto sono partiti 633.200 nostri connazionali, una cifra che ci pone al quarto posto (dietro Germania, Spagna e Francia) tra i maggiori fruitori delle borse messe a disposizione dall’UE. Gli italiani scelgono soprattutto la Spagna e gli spagnoli ci restituiscono la preferenza. Sono infatti i giovani iberici i più presenti nei nostri atenei. Le mete preferite dagli studenti Erasmus in ingresso? L’Alma Mater di Bologna, il Politecnico di Milano e la Sapienza di Roma.
L’unica nuvola nera nel futuro di Erasmus è la Brexit. Con l’uscita della Gran Bretagna dall’UE, infatti, i giovani del Regno Unito potrebbero dover rinunciare alla partecipazione al programma e anche coloro che dagli altri paesi sognano di andare a studiare per un periodo in Inghilterra, Scozia, Galles o Irlanda del Nord potrebbero vedere deluse le proprie speranze.