Una sorta di “macchina del tempo”, capace di riparare ogni tipo di organo e tessuto, ringiovanendo e trasformando le cellule adulte in altri tipi cellulari. Si chiama REAC – Radio Electric Asymmetric Conveyer – e non è altro che un convogliatore in grado di produrre campi radioelettrici a bassissima intensità. Rappresenta una speranza concreta per la medicina rigenerativa e per la cura di malattie gravi, spesso mortali o comunque di grande impatto sulla qualità della vita di chi ne è colpito.
La scoperta, pubblicata sulla rivista americana di medicina rigenerativa Cell Transplantation, è frutto della sinergia tra il laboratorio di Biologia molecolare e Bioingegneria delle cellule staminali dell’Università di Bologna, l’Istituto Rinaldi Fontani di Firenze e il dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Sassari. Secondo questa ricerca, in particolare, sarebbero i fibroblasti – cioè la componente cellulare fondamentale del tessuto connettivo – a costituire il punto di partenza per creare un “meccanismo assolutamente generale di riparazione e rigenerazione per organi e tessuti danneggiati dalle più svariate patologie”. Ciò, grazie a un tipo di riprogrammazione cellulare diretta, che “ringiovanisce” e trasforma le cellule come se fossero tornate a uno stato simil-embrionale.
In sostanza, invece di riportare un cellula non staminale a uno stato embrionale per poi da lì ottenere una sua differenziazione, con la “macchina del tempo” REAC “si è riusciti a far prendere a questa cellula adulta una strada diretta, ossia – spiega Margherita Maioli dell’Università di Sassari – ad indirizzarla verso più destini cellulari, come se si partisse già da una staminale embrionale”. Le cellule adulte da “ringiovanire” e trasformare possono essere prelevate da più fonti, tra cui il tessuto adiposo. All’inizio si trovano in uno stato indifferenziato, poi sotto particolari stimoli chimici e fisici hanno la capacità di trasformarsi nei diversi tipi cellulari che compongono organi e tessuti. Da qui l’importanza che ne deriverebbe per la medicina rigenerativa.
Altro elemento importante di questa ricerca è il non ricorso ai vettori virali e alle tecniche di Ingegneria genetica: “La tecnologia REAC – spiega Salvatore Rinaldi dell’Istituto Fontani di Firenze – e in particolare gli specifici protocolli messi a punto appositamente per questo studio inducono in modo sicuro, cioè senza rischio tumorale, cambiamenti nel destino cellulare”. Oltretutto, le percentuali di differenziamento ottenuto con questa macchina “sono enormemente superiori a qualsiasi altra tecnica precedente, con produzione di linee cellulari immediatamente utilizzabili e sicure”.
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