Non è tra le più confortanti la fotografia emersa dal rapporto “Diplomati 2012” di Almalaurea su circa 40mila studenti appena usciti dalle superiori. Terminato l’esame di Stato, i giovani si dichiarano sempre più incerti: quasi uno su cinque non sa assolutamente che cosa fare, se andare a lavorare o iscriversi all’università. Oltretutto, il 42 per cento di loro, se solo potesse tornare indietro, cambierebbe indirizzo o scuola. Per non parlare, poi, dello sconforto dei ragazzi attorno ai venti anni nei confronti del lavoro.
Secondo il rapporto “Diplomati 2012” di Almalaurea, circa 50 giovani su cento vogliono proseguire gli studi, mentre 10 intendono coniugare lavoro e studio, 22 desiderano lavorare e 16 sono incerti riguardo al loro futuro. È aumentata la percentuale dei ragazzi che hanno conseguito il diploma: si è passati dal 40 per cento del 1984 al 73 per cento del 2009. Stessa cosa non si può dire di chi ha deciso di iscriversi all’università. Dal 2003 al 2009, infatti, il rapporto tra gli immatricolati e gli studenti appena usciti dal liceo si è ridotto considerevolmente, di quasi dieci punti percentuali.
Gli incerti sono più diffusi nei percorsi tecnici e professionali rispetto ai licei, più precisamente il 25 per cento nel primo caso e il 19 per cento nel secondo. Inoltre, in base a quanto emerso dal rapporto “Diplomati 2012” di Almalaurea, sembrano provenire soprattutto da contesti socio-culturali svantaggiati, oltre ad avere performance meno brillanti ed essere meno soddisfatti delle proprie esperienze scolastiche. Per quanto riguarda il lavoro, invece, sono quelli cui meno importa di trovare un impiego che sia coerente con gli studi intrapresi o con i propri interessi culturali.
Tra i neo diplomati che desiderano intraprendere la carriera universitaria, le materie più benaccette sembrano essere quelle riguardanti l’arte, lo spettacolo, le scienze biologiche, la psicologia, l’informatica, la matematica e la geologia. Stando al rapporto “Diplomati 2012” di Almalaurea le meno gradite sono, invece, agraria, veterinaria, statistica e ingegneria industriale. Gran parte di questi ragazzi – circa il 76 per cento – crede, inoltre, che sia “necessario continuare a formarsi per tutta la vita”, mentre il 64 per cento pensa che “una formazione elevata” possa garantire maggiori opportunità lavorative. In molti concordano, infine, nel non credere che a un più alto titolo di studio corrisponda un più alto reddito.
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