Tempi duri per gli universitari italiani. A confermarlo è il Rapporto sulla condizione studentesca 2015, stilato dal Comitato nazionale degli studenti universitari (CNSU), che segnala come negli ultimi anni siano diminuite le b0rse di studio, i posti nelle residenze destinati ai fuori sede e il numero degli stranieri iscritti ai nostri atenei, mentre al contempo sono cresciute le tasse universitarie.
Le politiche adottate dagli ultimi governi, accusa il CNSU, hanno determinato un peggioramento della condizione degli universitari, che devono fare i conti con un welfare studentesco che fa acqua da tutte le parti e con le minori opportunità lavorative comportate dal perdurare nel nostro Paese di avverse condizioni economiche.
Gli impietosi numeri del Rapporto sulla condizione studentesca 2015 mostrano che la percentuale di studenti che beneficiano di una borsa di studio sul totale della popolazione universitaria dal 2006/2007 al 2012/2013 è calata dell’8 per cento, mentre in Francia e Germania è aumentata rispettivamente del 34 e del 33 per cento e in Spagna addirittura del 59. Così, in Italia, solo il 2,4 per cento del totale riceve un contributo per proseguire gli studi accedendo all’istruzione terziaria. E, quel che è peggio, secondo il CNSU, è che siano gli studenti stessi ad autofinanziare le borse, visto che esse sono coperte per la maggior parte (il 42 per cento) dalla tassa regionale sul diritto allo studio, che è giunta a 140 euro annui in quasi tutti gli atenei.
Il Rapporto sulla condizione studentesca 2015 segnala anche il problema dei posti-alloggio destinati ai fuorisede e quello dei contributi per il trasporto. I posti nelle residenze sono solo 40mila in tutto il Paese, con una copertura di appena il 4 per cento della popolazione universitaria. Secondo il CNSU “Lo Stato, in collaborazione con le regioni, dovrebbe porsi l’obiettivo di aumentare il numero di alloggi convenzionati di almeno 100mila unità”, il numero mino per coprire le esigenze almeno di tutti gli idonei alla borsa di studio e degli studenti stranieri con reddito basso.
E, mentre si taglia sul diritto allo studio, aumentano le tasse, che – dice il Rapporto sulla condizione studentesca 2015 – sono cresciute del 63 per cento. Tutto ciò ha determinato un calo del 17 per cento delle iscrizioni nel corso degli ultimi dieci anni, con sempre più studenti meridionali che si spostano verso le università del Nord e un incremento dei giovani che fanno le valige per andare a studiare all’estero. E da oltreconfine non c’è un flusso tale di ingressi che possa compensare l’esodo dei nostri ragazzi: ogni 100 italiani che vanno a studiare all’estero, solo 85 stranieri (soprattutto spagnoli, francesi e tedeschi) si iscrivono nei nostri atenei.