È impietosa quanto drammatica la fotografia scattata dal rapporto Almalaurea 2012 sull’occupazione dei laureati italiani. In netto peggioramento rispetto alle precedenti edizione dell’indagine. Tanto che, rivela il consorzio interuniversitario, nel 2011 a un anno dal conseguimento del titolo il 19,6 per cento dei laureati che hanno concluso il ciclo 3+2 non hanno ancora trovato un’occupazione.
I dati del XIV rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati, che fanno il paio con quello registrato dall’Istat del 31 per cento di under 25 senza lavoro, sono stati presentati oggi nella sala conferenze Crui a Roma.
L’indagine ha preso in esame circa 400 mila laureati dei 57 atenei aderenti ad Almalaurea e il direttore Andrea Cammelli spiega che quest’anno ancor più che nei precedenti le evidenze confermano la necessità di interventi urgenti sul sistema universitario, insistendo sul fatto che la maggiore efficienza attesa in virtù del meccanismo di valutazione messo in modo dalla recente riforma nulla può se non ci sono alla base risorse adeguate per il buon funzionamento degli atenei.
Per comprendere la negatività del dato registrato quest’anno basta verificare l’andamento degli anni precedenti: se guardiamo all’inizio del periodo di crisi economica che ancora oggi fa sentire i suoi effetti, ci accorgiamo che il dato della disoccupazione dei laureati a un anno dal titolo è quasi raddoppiato: nel 2008 il rapporto Almalaurea registrava un 10,8 per cento in cerca di occupazione. Il dato è andato poi peggiorando parallelamente all’acuirsi della crisi passando al 16,2 per cento del 2009, 17,7 nel 2010 e appunto 19,6 nel 2011.
Se si guarda poi alla tipologia di occupazione dei “fortunati” che ne trovano una, si scopre che a parte il 34 per cento di “superfortunati” che è riuscito a ottenere un lavoro a tempo indeterminato, il resto dei laureati è alle prese con una selva di contratti precari e con retribuzioni che si aggirano mediamente attorno ai mille euro e fanno registrare un calo del 13 per cento dal 2008 ad oggi. Sul fronte “stipendi” il rapporto Almalaurea 2012 continua poi a registrare una forbice consistente tra quelli degli uomini e quelli delle donne.
Non va meglio ai laureati di primo livello: a un anno dal titolo di studio triennale, nel 2011 era senza lavoro il 19,4 per cento dei neodottori, mentre tre anni prima, nel 2008, erano soltanto l’11,2 per cento (rispettivamente 15,1 e 16,2 per cento nel 2009 e 2010). Scenario che peggiora se si guarda alla forbice, sempre più larga tra l’occupazione dei laureati al Nord e al Sud del Paese: la differenza tra le due aree geografiche sale quest’anno al 17 per cento di occupati in più nel Settentrione contro il 13,5 del 2008 e anche rispetto al rapporto Almalaurea dello scorso anno i dati sono in peggioramento.
A controbilanciare, sia pure in minima parte, il fenomeno è l’aumento di dottori italiani che trovano lavoro all’estero, anche perché complessivamente il nostro mercato del lavoro assorbe il 12,5 per cento dei laureati, mentre ad esempio negli Stati Uniti il 31 per cento dei nuovi assunti ha una laurea.
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