È stato appena presentato a Bologna il XVI rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati. L’indagine 2014 svolta dal consorzio interuniversitario ha coinvolto quasi 450mila laureati post riforma di tutti e 64 gli atenei aderenti e ha rivelato il persistere dei problemi segnalati già negli anni passati. Dai dati raccolti emerge un ulteriore aumento della disoccupazione sia per i laureati triennali sia per quelli magistrali, accompagnato dalla crescita del precariato e da una parallela contrazione delle retribuzioni.
E allora? Non conviene più andare all’università? Non esattamente: il titolo conseguito, infatti, nel lungo periodo si dimostra comunque una marcia in più e la situazione lavorativa dei giovani migliora sensibilmente raffrontando i dati a uno e cinque anni dalla laurea.
Il rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati 2014 mostra un quadro preoccupante: il tasso di disoccupazione tra gli under 29 l’anno scorso ha sforato il 28 per cento e i giovani, qualunque sia il loro livello di istruzione, incontrano moltissime difficoltà nell’inserirsi nel mondo del lavoro. L’indagine del consorzio interuniversitario segnala, però, che i laureati rappresentano la categoria che meglio ha resistito alla crisi, evidenziando come il completamento degli studi terziari costituisca un reale vantaggio sul piano lavorativo.
A cavallo della recessione, infatti, non solo il tasso di disoccupazione complessivo dei laureati è cresciuto in maniera minore rispetto a quello dei diplomati (+2,9 per cento per i primi, contro il +5,8 per cento fatto registrare dai secondi), ma il rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati 2014 evidenzia che tra il 2007 e il 2013 il differenziale tra il tasso dei senza lavoro neolaureati (di età compresa tra i 25-34 anni) e quelli neodiplomati (di età compresa tra 18 e i 29 anni) è passato da 2,6 a 11,9 punti percentuali in favore dei primi.
Nonostante abbiano qualche opportunità in più rispetto a coloro che si sono fermati al diploma, i laureati – a prescindere dall’indirizzo di studi – stentano comunque sempre più a trovare lavoro. Secondo il rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati 2014, la percentuale di disoccupazione a un anno dal conseguimento del titolo fra i laureati triennali rispetto all’anno scorso è aumentata di quasi 4 punti, arrivando al 26,5 per cento, mentre fra quelli magistrali è passata dal 21 al 23 per cento e c’è stato un incremento dal 21 al 25 per cento anche tra i laureati magistrali a ciclo unico, segno che percorsi di studio come Medicina, Architettura, Veterinaria e Giurisprudenza sono sempre meno celte “sicure”.
Se i dati migliorano decisamente con l’andare del tempo – a cinque anni dalla laurea il tasso di disoccupazione è dell’8 per cento per i laureati triennali, dell’8,5 per i magistrali e del 5 per cento per quelli a ciclo unico – è pur vero che i giovani sono costretti a molti sacrifici. Mentre l’occupazione diminuisce, infatti, scendono anche i contratti a tempo indeterminato e calano sempre più le retribuzioni. I dati contenuti nel rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati 2014 mostrano che a un anno dal titolo i laureati triennali guadagnano in media 1.003 euro (-5 per cento rispetto all’anno scorso), quelli magistrali 1.038 (-3 per cento) e quelli a ciclo unico 970 (-6 per cento). E nel quinquennio 2008-2013 le retribuzioni reali sono diminuite per tutti di circa il 20 per cento.