Aumenta la disoccupazione, cresce il lavoro nero e calano le retribuzioni. Questo è il quadro poco incoraggiante che emerge dal XV Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati. L’indagine del consorzio interuniversitario ha coinvolto oltre 400mila dottori post-riforma e, per la prima volta, è stata estesa ai laureati di secondo livello a cinque anni dal conseguimento del titolo.
Nell’ultimo anno la disoccupazione è aumentata di 2,5 punti per i laureati triennali, di 1 punto per i laureati specialistici e di 3 punti per i laureati a ciclo unico. A un anno dal conseguimento del titolo gli occupati, seppure in calo, sono attorno al 70 per cento fra i laureati di primo livello, al 72 fra quelli specialistici e al 60 per cento fra coloro che hanno frequentato un corso di laurea a ciclo unico. La nota positiva, se così la si può chiamare, del Rapporto AlmaLaurea 2013 sulla condizione occupazionale dei laureati, arriva dagli intervistati a cinque anni dal titolo, per i quali il tasso di disoccupazione si riduce a valori “fisiologici” (6 per cento) nonostante la crisi, con un’occupazione, indipendentemente dal tipo di laurea, vicina al 90 per cento.
Con l’unica eccezione dei laureati specialistici biennali a un anno dal conseguimento del titolo, anche il lavoro stabile si riduce e, per contro, aumentano le forme di lavoro atipiche o precarie, soprattutto per quanto riguarda quei percorsi di studio che conducono tipicamente alle libere professioni. Anche in merito alla stabilità, a cinque anni dal titolo si nota un generale miglioramento. Preoccupante è invece l’incremento generalizzato del lavoro nero, in particolare tra i neolaureati.
E quanto guadagna chi ha un lavoro? Secondo il Rapporto AlmaLaurea 2013 sulla condizione occupazionale dei laureati la retribuzione media a un anno supera di poco i 1.000 euro netti mensili, in calo. Considerando anche la contrazione del potere d’acquisto, le retribuzioni reali sono diminuite del 16/18 per cento rispetto al 2008. A tre anni dalla laurea i guadagni si attestano attorno ai 1.200 euro mensili (-7/9 per cento), mentre a cinque anni le retribuzioni nette mensili oscillano sui 1.400 euro, anche se restano forti le differenze geografiche, quelle per livello e percorsi di studio e quelle di genere.
Insomma, i principali indicatori relativi all’inserimento occupazionale mostrano un progressivo peggioramento delle condizioni lavorative dei laureati a partire dai primi anni 2000, senza particolari distinzioni tra laureati triennali, specialistici e pre-riforma. A determinare questa situazione intervengono fattori strutturali interni al sistema universitario, ma anche il fatto che il nostro Paese, innovando e crescendo poco, abbia una scarsa capacità di assorbimento e valorizzazione di laureati, oltre ovviamente alla crisi globale.
Non c’è certo di che stare allegri, ma i laureati si potranno almeno consolare pensando che la loro condizione occupazionale e retributiva è migliore di quella dei diplomati di scuola secondaria superiore. E tra quanti hanno completato almeno il primo ciclo di istruzione terziaria, il Rapporto AlmaLaurea 2013 sulla condizione occupazionale dei laureati mostra che a sorpresa i dottori triennali a un anno dal titolo hanno una probabilità di occupazione più alta di quelli specialistici, anche se con il trascorrere del tempo la condizione di tutti i laureati tende complessivamente a migliorare.