Sono di più quelli che si laureano nei tempi, e meno i fuori corso. Le lingue straniere e le nuove tecnologie sono più a portata di mano e tra stage e master le formazione è continua. Parliamo dei giovani che si sono laureati negli atenei italiani nell’anno 2010 e delle maggiori competenze che stando al Rapporto Almalaurea sul profilo dei laureati hanno maturato rispetto ai laureati degli anni precedenti. I laureati pre-riforma 2004, ad esempio, conseguivano il titolo a 27,8 anni contro i 26,9 relativi al complesso dei laureati dello scorso anno.
Aumenta il tasso di frequenza alle lezioni, che per 68 laureati su cento (contro i 55 del 2004) riguarda nel 2010 più dei tre quarti degli insegnamenti, e aumentano le esperienze di lavoro durante gli studi coerenti con l’indirizzo scelto. Tirocini formativi e stage svolti e riconosciuti dal corso di studi confermano la maggiore collaborazione tra gli atenei e le imprese, con 57 laureati su cento nel 2010 che hanno fatto esperienze di questo tipo, contro i 20 pre-riforma nel 2004.
Il rapporto però, racconta anche del calo di immatricolazioni che colpisce i nostri atenei, con il 13 per cento degli iscritti in meno rispetto a sette anni prima. Senza dubbio un segnale di sfiducia verso l’utilità degli studi universitari. Oltre al calo demografico, infatti, pesa il minor passaggio dalle superiori all’università (dal 74,5 per cento del 2002 al 65,7 del 2009) e la difficoltà crescente delle famiglie a sostenere i costi per gli studi dei figli dopo il diploma. Quest’ultimo elemento ha come conseguenza anche la riduzione della mobilità: sempre più studenti scelgono gli atenei più vicini al loro comune di residenza per evitare i costi “extra” dello studiare fuori sede. Nel 2010 oltre il 50 per cento dei laureati aveva studiato nella provincia di residenza.
Anche il tasso di laureati per fasce d’età desta preoccupazione: nella fascia tra 25 e 34 anni, ad esempio, la “performance” degli italiani si ferma al 20 per cento contro la media Ocse del 35 (il 24 per cento in Germania, il 38 nel Regno Unito, il 41 in Francia, il 42 negli Stati Uniti, il 55 in Giappone), mentre fra i 30 e il 34 anni negli anni 2004-2009 i laureati nel nostro Paese sono passati soltanto dal 16 al 19 per cento.
Sarà per questo che all’aumentare delle capacità acquisite attraverso gli studi universitari corrisponde una sempre maggiore quantità di laureati che lascia il Paese con l’aspettativa di trovare più facilmente occupazione all’estero. Dato, questo, che si aggiunge alla forte e più tradizionale mobilità interna Sud-Nord.