L’Università di Bologna è l’unica tra quelle italiane a piazzarsi nella top 200 della classifica mondiale Qs World University Rankings 2012-2013. La Sapienza è il secondo ateneo nostrano nella graduatoria. In vetta si trova, invece, il Massachusetts Institute of Technology (Mit), seguito a ruota da Cambridge e Harvard. Se si guarda al vecchio continente, il secondo ateneo europeo a fare la sua comparsa nella classifica è l’Eth di Zurigo, mentre l’ultima al mondo è un’università del Kazakistan.
Nel Qs World Ranking 2012, occorre scendere fino 194esimo posto per trovare la prima università italiana, cioè l’Alma Mater di Bologna, che comunque perde undici posizioni rispetto allo scorso anno. Nonostante tutto, però, per il rettore Ivano Dionigi si tratta di “un vero miracolo”. D’altra parte, “tra la cura Tremonti e l’aumento delle matricole – spiega – che cosa si voleva? Guadagnare posizioni?”. Anche la Sapienza di Roma scende di qualche posto, precisamente dal duecentodecimo al 216esimo, al contrario di Tor Vergata, che passa dalla 380esima posizione alla 336esima. Guadagnano dei gradini anche il Politecnico di Milano e la Statale, mentre perdono quota gli atenei di Firenze e Pavia.
A perdere posizioni in classifica non sono solo le italiane: Cambridge, che era in vetta l’anno scorso, è passata al secondo posto e Harvard da seconda è diventata terza. Il Mit, invece, risale dal gradino più basso del podio e conquista la corona grazie al grande impatto ottenuto dalla sua ricerca e all’ottima proporzione tra docenti e studenti. A parte il risultato conquistato dall’ateneo di Bologna, nel Qs World Ranking 2012 sono sei le istituzioni italiane che si piazzano tra le prime duecento al mondo per quanto riguarda la produzione di eccellenza nell’ambito della ricerca. A tal proposito, sono in tutto quindici gli atenei del nostro Paese che hanno migliorato la propria posizione rispetto al 2011.
Un altro importante dato rilevato in questa classifica è quello riguardante la mobilità internazionale: i primi cento atenei vantano, in media, quasi il 10 per cento in più di studenti stranieri rispetto allo scorso anno. In tale ambito, invece, nessuna istituzione italiana si piazza tra le prime duecento. Un gap sicuramente da colmare, se in futuro l’Italia vorrà competere a livello mondiale. Intanto, “l’accelerazione senza precedenti nel reclutamento internazionale – dichiara il responsabile della ricerca, Ben Sowter – riflette una crescente battaglia globale per i talenti”.
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