Anche se c’è chi si interroga pubblicamente sull’utilità delle classifiche, i ranking mondiali dell’alta formazione non cessano di susseguirsi per incoronare gli atenei migliori del pianeta. Quella di QS uscita nei giorni scorsi è, a onor del vero, una classifica diversa dalle altre dal momento che differenzia il livello di bontà degli atenei rispetto ai singoli ambiti scientifici ed evitando di appiattire le punte di eccellenza sulla “media” delle materie.
Infatti qualche sorpresa la regala: il Massachusetts Institute of Technology, che nella classifica “generale” di QS sta al quinto posto dietro a colossi come Cambridge, Harvard e Yale, nel ranking delle Facoltà tecniche si piazza al primo posto, scavalcano i superbrand. Ma qualche soddisfazione c’è anche per l’Italia, con il buon piazzamento del Politecnico di Milano, la migliore tra le università italiane nell’autorevole classifica internazionale stilata integrando la valutazione della comunità scientifica internazionale (40 per cento), quella delle aziende (30 per cento) e la rilevanza dell’attività di ricerca (30 per cento).
Il più antico ateneo milanese è l’unica università italiana a trovare spazio tra le prime 100 mondiali in tutte le aree, nelle prime 25 in Europa, nelle prime 50 mondiali per la categoria Civil and Structural Engineering. Settore scientifico di punta sembra essere proprio l’Ingegneria civile, dove il Politecnico è la 46esima struttura migliore al mondo, la decima in Europa, mentre si piazza al 79esimo gradino nel ranking mondiale delle facoltà di Informatica e Ingegneria elettrica e al 65esimo in Meccanica e Aeronautica.
Vediamo i piazzamenti delle altre italiane. Seppure colleziona un “en plein”, il Politecnico di Milano non è la sola università del Belpaese a entrare in classifica. Tra le prime 100 nell’ambito dell’Ingegneria civile troviamo l’Università la Sapienza di Roma, che si piazza tra le prime 200 in tutte e cinque le aree disciplinari, così come il Politecnico di Torino e l’Alma Mater di Bologna che si colloca tra le prime 100 nel settore chimico. Apparizioni sparse invece per l’Università di Pavia, di Padova e di Milano.