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Turn over universitario, al Centro-Sud non potranno assumere nemmeno gli atenei “virtuosi”

da | Gen 2015 | News | 0 commenti

I punti organico spaccano letteralmente in due l’Italia. Anche per il 2015 al Centro-Sud il turn over universitario sarà praticamente congelato, mentre al Nord alcuni atenei potranno assumere unità di personale in numero pari fino a cinque volte quello di coloro che sono andati in pensione. E, quel che è peggio, a finire penalizzate saranno anche università che hanno fatto – e continuano a fare – sforzi importanti per il contenimento dei costi.

Le dichiarazioni del ministro Giannini in merito alla volontà di modificare il criterio adottato per assegnare alle varie istituzioni pubbliche i fondi necessari a finanziare il trun over universitario, pur risalendo solo a qualche mese fa (luglio 2014), sembrano lontane anni luce, visto che il decreto pubblicato lo scorso 22 dicembre ripropone più o meno il medesimo scenario dell’anno scorso: una netta sperequazione tra le possibilità degli atenei settentrionali e quelli meridionali di assumere nuovo personale. Insomma, il cambio di verso non c’è stato, almeno per adesso, e molte università rischiano di non riuscire più a mandare avanti le attività per le forti carenze di organico.

La discussione sul già ampiamente contestato sistema di definizione delle quote per la sostituzione di docenti, ricercatori e amministrativi giunti a fine carriera si è riaperta in questi giorni per via dell’analisi pubblicata su sul sito web Roars – Return On Academic ReSearch dal professor Beniamino Cappelletti Montano, associato di Geometria e Algebra dell’Università di Cagliari. Il docente, partendo dai dati della tabella di assegnazione dei punti organico 2015 per il turn over universitario, ha segnalato come vi sia un evidente travaso di risorse tra Centro-Sud e Nord, con gli atenei delle regioni fino all’Umbria che potranno assumere e sostituire il personale nel frattempo andato in pensione, mentre quelli delle altre non potranno farlo e andranno incontro a un progressivo svuotamento che – se le cose non cambieranno – ne metterà a repentaglio la stessa sopravvivenza.

I punti organico per il turn over universitario premiano in particolare il Politecnico di Milano (+ 29,4 P.O.) e l’Università di Milano (+ 19,3 P.O.), mentre gli atenei più penalizzati sono “La Sapienza” (-26,5 P.O.) e la “Federico II” di Napoli (-22,1 P.O.). Questo, segnala il professor Cappelletti Montano, nonostante siano entrambe università “virtuose”: “gli indicatori di bilancio di Roma “La Sapienza” e di Napoli “Federico II” – scrive il docente – soddisfano pienamente le prescrizioni previste dal MIUR per il rilascio della ‘patente di virtuosità’ (Indicatore Spese Personale < 80 per cento e ISEF ≥ 1)”. Una sorte simile tocca anche ad altre università, in regola con i bilanci, ma ugualmente “punite”:  quella della Calabria, gli atenei di Cagliari, Urbino, Pavia, Torino, Parma e Napoli “Orientale”, la Tuscia, le università di Firenze, Catania, Roma “Tor Vergata”, Genova, Perugia e Udine e il Politecnico di Bari.

L’anno scorso la questione della ripartizione dei punti organico per il turn over universitario creò una grande polemica tra l’allora ministro Maria Chiara Carrozza e i rettori degli atenei meridionali. Poiché nulla sembra cambiato, quest’anno potrebbe arrivare il bis.

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