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Nel DEF anche provvedimenti per l’università: si punta su merito e prestiti d’onore. Protestano gli studenti

da | Apr 2015 | News | 0 commenti

Nuovi malumori agitano il mondo dell’università. Nel Documento di Economia e Finanza (DEF) 2015, approvato lo scorso 10 aprile in Consiglio dei ministri, ci sono anche misure che riguardano gli atenei e preoccupano le associazioni studentesche, già pronte a dare battaglia al governo Renzi. Tre i punti sui quali l’esecutivo ha scelto di concentrarsi: merito e valutazione, diritto allo studio e prestiti d’onore. Secondo quanto si legge nella versione definitiva del documento che definisce la programmazione economico-finanziaria dell’Italia nel triennio 2015-2018, il primo e l’ultimo dei punti saranno potenziati, mentre per quanto riguarda il secondo – accusano gli studenti – si sta prospettando un ritorno al passato.

Nella terza sezione del DEF 2015, sotto i titoli “Merito e valutazione nelle università” e “Merito e diritto allo studio nelle università”, c’è un primo assaggio di ciò che sarà “La Buona Università”, l’annunciato progetto di riforma del governo guidato da Matteo Renzi. Tanto è bastato perché gli studenti si dichiarassero già sul piede di guerra, pronti ad adottare ogni iniziativa per bloccare le azioni dell’esecutivo. Ma di cosa si parla esattamente nel DEF 2015?

Per l’università, il documento di programmazione finanziaria prevede un potenziamento della quota premiale destinata agli atenei più meritevoli, che potrebbe aumentare fino al 30 per cento del Fondo di finanziamento ordinario (FFO). Tale misura, secondo Unione degli universitari (UDU) e Link-Rete della conoscenza, “incentiverà la competizione tra gli atenei per accaparrarsi le poche briciole che restano dell’investimento statale. Una precisa scelta politica – spiega il portavoce di Link, Alberto Campailla – che esaspera le disparità tra gli atenei per abbandonare definitivamente quelli attualmente considerati meno virtuosi sulla strada della chiusura, lasciando intere regioni, soprattutto al meridione, senza un’Università di qualità a trainare lo sviluppo sociale ed economico del territorio”.

Ma non è solo questo il punto del DEF 2015 contro il quale si scagliano gli studenti. Ad andar loro di traverso è anche la volontà governativa di aumentare il peso dei fattori meritocratici anche nell’assegnazione delle borse di studio. Questo, secondo Gianluca Succimarra (UDU), sarebbe “un ritorno al passato tutto a discapito degli studenti”, la proposta dell’esecutivo – bollata come “di centro-destra” – sarebbe “la fotocopia di quanto tentato due anni fa dall’allora ministro Profumo, una misura – prosegue Succimarra – contro cui gli studenti diedero vita ad una mobilitazione che bloccò la norma”.

La proposta più contestata del DEF 2015, però, è quella relativa all’implementazione dei prestiti d’onore, che – accusano le associazioni – negli USA hanno portato “a un indebitamento complessivo degli studenti di oltre 1.000 miliardi di dollari ma che le nostre istituzioni continuano a elogiare ciecamente”. Questa forma di finanziamento non è adeguata a garantire il diritto allo studio e incentivare un aumento delle immatricolazioni, perché “rende l’università accessibile solo a chi è disposto a indebitarsi o ha una buona condizione economica di partenza”, sottolinea Campailla. “Introdurre il prestito d’onore, rinunciando a finanziare adeguatamente il diritto allo studio, significa condannare un’intera generazione a scegliere tra l’indebitamento a vita e l’esclusione dai processi di formazione”, conclude il portavoce di Link.

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