Gli studenti in agitazione in Gran Bretagna, con epicentro a Londra, proseguono le proteste contro i tagli ai finanziamenti e l’aumento delle rette di iscrizione all’università, segnate nella giornata di ieri da numerosi arresti ai danni dei manifestanti. Il bilancio per ora è di 153 studenti arrestati, di cui, secondo la stampa inglese, 5 accusati di disordine pubblico e offesa a pubblico ufficiale e altri 146 per disturbo della quiete pubblica dopo aver ignorato le azioni della polizia per disperdere i manifestanti.
Iniziate lo scorso 11 novembre e proseguite nella settimana scorsa, le proteste sono considerate come la terza ondata di manifestazioni universitarie più massiccia della storia inglese. Sebbene Londra rappresenti il cuore della contestazione, anche le altre province e città più piccole come Birmingham, Leeds, Sheffield, Liverpool, Manchester e Bristol sono pienamente coinvolte.
Le manifestazioni si sono svolte per la gran parte in corti pacifici e sit-in, mettendo in agitazione le forze dell’ordine per alcuni gruppi di studenti staccati dai cortei principali che bloccavano il traffico già paralizzato dalle pesanti condizioni atmosferiche. Una “caccia” allo studente iniziata quando si sono iniziati a registrare i primi disordini a Trafalgar Square, durante i quali alcuni manifestanti hanno imbrattato delle statue.
Al terzo giorno delle proteste tuttavia i manifestanti hanno ottenuto qualche dietro-front politico. Vincent Cable infatti, esponente democratico che ha presentato la legge che prevede la liberalizzazione delle rette, ha annunciato la possibilità di astenersi dal voto che si terrà probabilmente entro Natale.
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