Quella contro i test di ammissione è una delle battaglie storiche dell’Unione degli Universitari (UDU) che, nonostante la volontà espressa e ribadita dal ministro dell’Istruzione Stefania Gianni di abolire quello di Medicina già dal prossimo anno, non è ancora soddisfatta. Il numero dei corsi con uno sbarramento all’iscrizione è in costante crescita e, secondo l’associazione studentesca, servirebbe un provvedimento più a largo raggio.
Per questo, la protesta continua e anche in occasione della prova di ammissione per l’accesso ai corsi di laurea abilitanti all’esercizio delle Professioni sanitarie c’è stata la distribuzione delle guide al “test sicuro”, per riconoscere eventuali irregolarità e sapere come fare a denunciarle.
Anche se il ministro Giannini ha annunciato che ci sarà il tavolo di confronto richiesto dagli studenti sul tema della riforma del sistema di accesso a Medicina, l’UDU non crede sia ancora abbastanza. Il ministro e il governo sono accusati di continuare a “parlare per spot anziché pensare ad un vero piano di investimento che rimetta al centro l’istruzione, rendendo l’università un luogo aperto a tutti”. Anche perché quello di Medicina non è l’unico test di ammissione: “sono più del 57 per cento i corsi a numero programmato e continuano ad aumentare di anno in anno: la dimostrazione che il dato costituzionale per cui l’istruzione dovrebbe essere accessibile a tutti è solo rilevante sulla carta ma non nella realtà”, dice il coordinatore nazionale dell’UDU Gianluca Scuccimarra.
Che annuncia la prosecuzione dell’impegno dell’UDU per migliorare il sistema e renderlo sempre più aperto. Le proteste, quindi, continueranno senza sconti, almeno fino a quando la politica non si impegnerà a “rimettere l’istruzione al centro delle priorità del Paese partendo da un’università aperta a tutti ed eliminando ogni barriera”, perché “eliminare i test non è sufficiente”, se non si pensa a “come investire, a come aprire i luoghi della formazione, le scuole e le università, a come renderle accessibili”.