In piazza per restarci, oltre il semplice corteo. È questo il tenore delle dichiarazioni di studenti e movimenti che già ieri hanno inaugurato la loro protesta in attesa della manifestazione degli “indignados” di sabato 15 ottobre per la giornata internazionale contro il debito. La vigilia del corteo che attraverserà la Capitale è costellata di contestazioni da Nord a Sud e anche in Italia fa la sua comparsa la maschera indossata dal protagonista del film “V per vendetta”: nelle strade infatti si sente forte l’eco delle manifestazioni a New York contro Wall Street e della primavera araba.
Dopo gli episodi di Milano e Roma dello scorso fine settimana, gli studenti annunciano la protesta a oltranza garantendo che sarà dura ma pacifica, ma la tensione è tale che si temono episodi di violenza, anche se a margine di un vertice tra istituzioni capitoline e forze dell’ordine il prefetto Giuseppe Pecoraro ha rivendicato: “Non abbiamo paura, siamo pronti a qualunque situazione”.
A Bologna polizia e manifestanti si sono già fronteggiati ieri davanti alla sede della Banca d’Italia: una ragazza è stata ferita alla bocca rompendosi alcuni denti, mentre un gruppo di contestatori è entrato nella sede della Corte d’Appello lanciando dalla finestra documenti relativi a sfratti e ingiunzioni di pagamento. Gli indignados bolognesi hanno intonato slogan contro le banche e il diritto all’insolvenza.
A Roma i “draghi ribelli“, così si sono definiti, hanno “messo le tende” campeggiando poco distante dalla sede della Banca d’Italia e annunciano di non volersene andare, almeno fino al corteo di sabato. Bankitalia è stata l’obiettivo dei contestatori in varie città, tra cui Trento, Bari, Napoli, Firenze, Palermo e Ancona. L’istituto guidato ancora per pochi giorni da Mario Draghi è accusato di aver accettato supinamente le scelte imposte dalla la Banca centrale europea. Con il Fondo mondiale internazionale e la Commissione europea, spiegano i giovani, la Bce ha instaurato una vera e propria dittatura finanziaria.
E a dimostrazione che la protesta non si fermerà il 15 ottobre, diverse sigle sindacali e professionali del mondo universitario hanno già annunciato che l’11 novembre ci sarà una giornata di mobilitazione nazionale degli “indignados dell’istruzione” contro i tagli, il blocco delle abilitazioni e la precarietà diffusa.