Le proteste contro l’austerity in Spagna si estendono anche agli studenti e alle università. Nelle città iberiche migliaia di giovani alzano la voce, scendono in piazza e protestano contro le misure di anticrisi del governo di centrodestra che, spiegano, soffocano istruzione e università. Le proteste di questi giorni sono sfociate in manifestazioni violente e scontri con la polizia; sulle strade rimangono alcuni feriti, studenti arrestati, banche prese d’assalto, vetrine e macchine distrutte, cassonetti dei rifiuti bruciati.
Oltre che nella capitale, le manifestazioni organizzate con i sindacati si sono svolte in circa quaranta città di tutto il Paese – tra cui Madrid, Malaga, Zaragoza, Victoria, Mallorca e Madrid. A Barcellona si sono riuniti davanti il ministero dell’Istruzione più di 60 mila professori, studenti universitari e studenti degli istituti superiori per gridare il loro disappunto e la loro rabbia nei confronti della crisi nazionale di cui non si sentono responsabili, ma che grava ingiustamente e in modo drastico sulla loro libertà e il loro diritto allo studio.
Tra gli episodi di protesta, l’altra grande concentrazione si è registrata a Valencia con più di 20 mila persone e scontri con la polizia particolarmente violenti; secondo gli organizzatori la repressione che i dimostranti hanno subito è stata troppo dura, nonostante la forma non violenta della loro manifestazione. Il leader nazionale dell’associazione degli studenti, Tohil Delgado, non ci sta: “Non abbiamo creato questa crisi ma ne stiamo pagando le conseguenze in tutti i sensi. Non ci lasciano altra opzione che lavorare, e per di più quando protestiamo democraticamente ci manganellano nella più completa impunità”.
Di nuovo i social, come in tutti gli eventi recenti al centro dell’opinone pubblica e soprattutto del pubblico più giovane, hanno fatto la loro parte. Twitter infatti ha lanciato la campagna “Tomalafaculdad”, ovvero “Prendilafacoltà”, che ha portato all’occupazione delle università di Alicante, Valencia e Barcellona; nella capitale poi alcuni studenti hanno bloccato una strada, un’autostrada e una linea della metro, isolando volontariamente l’Universidad Autónoma, di cui è stato occupato nella notte anche il rettorato.
Numerosi insegnanti a Madrid e in Catalogna hanno perso il lavoro e “nella regione di Valencia sono più di 65 i college e le scuole superiori che hanno subito tagli al riscaldamento e all’elettricità” ha aggiunto Delgado. Ma non solo i tagli preoccupano, il tasso di disoccupazione giovanile del Paese è arrivato infatti al 50% e le proteste non si placano.
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