A sette giorni dal voto di fiducia al governo, cui è legato a doppio filo il destino della riforma dell’università, gli studenti riprendono la loro mobilitazione contro i tagli. Nel mirino della mobilitazione il provvedimento sul riordino del mondo accademico approvato alla Camera e in generale le minori risorse per “cultura, istruzione e diritto allo studio” stanziate nella legge di bilancio in discussione oggi al Senato.
A Firenze si svolge, a partire dalle 14, un corteo degli universitari che parte da piazza Bambine e bambini di Beslan, davanti alla Fortezza da Basso. Gli studenti si divideranno lungo il percorso per raggiungere simbolicamente i luoghi che subiranno le conseguenze dei tagli previsti dalla legge di Stabilità, la ex legge Finanziaria. Matteo Lottini, portavoce del collettivo di Scienze politiche, spiega che stavolta la manifestazione non ha l’obiettivo di mandare in tilt il traffico cittadino, come invece era avvenuto il 30 novembre scorso.
Ma quella di Firenze è soltanto una delle centinaia di iniziative che culmineranno con la mobilitazione del 14, quando i capigruppo al Senato si riuniranno per calendarizzare l’esame del ddl Gelmini subito dopo il voto di fiducia al governo Berlusconi, come ha annunciato il vicecapogruppo dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello, sicuro che “dopo la fiducia al governo in Senato partirà subito l’iter di approvazione della riforma Gelmini”.
Con una nota congiunta numerose organizzazioni universitarie invitano il governo a ritirare il disegno di legge e a promuovere una discussione pubblica sull’università italiana e sulle sue reali necessità. “Nell’interesse dell’università e del Paese si chiede al Senato di non approvare il ddl rifiutato dall’intero mondo universitario” recita la nota congiunta che annuncia la mobilitazione di martedì 14 attraverso l’occupazione simbolica dei rettorati.
Adi, Adu, And, Andu, Auri, Cisl-Università, Cnru, Cnu, ConPass, Cpu, Csa-Cisal-Università, Flc-Cgil, Rete 29 Aprile, Snals-Docenti Università, Sun, Udu, Ugl-Università e Ricerca, Uilpa-Ur e Usb-Pubblico Impiego, questi i firmatari del documento, chiariscono che se la conferenza dei capigruppo dovesse calendarizzare l’esame della riforma universitaria per darle il via libera definitivo al Senato, partirà un presidio permanente davanti a Palazzo Madama e uno sciopero in tutti gli atenei.
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