Non solo critica all’esistente, ma proposte concrete da attuare immediatamente e spunti per una politica in favore di giovani e istruzione. La Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), riunitasi in assemblea lo scorso 23 Gennaio, ha analizzato lo stato attuale dell’università italiana ed elaborato un programma di interventi che suggerisce a governo e MIUR per salvarla. Il piano si chiama “Verso una nuova università” ed è articolato in 4 aree: dall’autonomia alla competitività, dal finanziamento alla semplificazione.
Tra le proposte della CRUI, le prime misure suggerite al governo per salvare l’università italiana sono un’autonomia responsabile nelle politiche di reclutamento, con vincoli legati soltanto al rapporto tra professori e ricercatori, e nelle modalità di spesa, insieme a una maggiore promozione della mobilità di studenti e ricercatori tra le varie università italiane, anche per sopperire a carenze o esuberi e per realizzare progetti congiunti. Ma per salvare i nostri atenei, dicono i rettori, serve anche l’incremento della capacitò di attrazione di ricercatori e professori stranieri attraverso scambi temporanei con l’estero.
Altro tema che sta particolarmente a cuore alla CRUI è la competitività degli atenei italiani. Da rilanciare svecchiando il corpo docente e ricercatore, attualmente con un’età media di 51 anni. La proposta è lanciare un piano quinquennale che consenta l’ingresso di 2mila nuovi ricercatori all’anno e un “Piano Giovani Talenti” che preveda un concorso nazionale per sancire il miglior dottore di ricerca dell’anno, cui offrire un posto da ricercatore a tempo determinato.
Per salvare l’università italiana la CRUI suggerisce anche l’idea di un credito di imposta per favorire l’inserimento professionale dei giovani laureati, senza dimenticare la valorizzazione del titolo di dottore di ricerca negli enti pubblici e privati, prevedendo agevolazioni fiscali per l’assunzione di giovani ricercatori. Ad esempio, prendendo a modello la legislazione olandese in merito ai cosiddetti ‘high skills workers‘.
Secondo i rettori, è necessario introdurre delle innovazioni, sulla scorta di esperienze positive di altri Paesi, anche per quanto riguarda la regolamentazione delle collaborazioni con università estere e prevedere un diritto allo studio che sia effettivo. Per salvare l’università italiana e rilanciare il Paese, sostiene la CRUI, non si può prescindere da un aumento del Fondo di finanziamento ordinario, facendolo tornare ai valori di 5 anni fa. Da quest’ultimo punto di vista, i rettori chiedono una quota premiale incrementale che getti le basi di un nuovo modello, stabile, di finanziamento statale alle università.
Tra le proposte della CRUI per salvare l’università ci sono, inoltre, un nuovo piano per l’edilizia universitaria – puntando soprattutto alla riqualificazione degli edifici esistenti nei prossimi 5 anni – e una maggiore attenzione alla trasparenza nei bilanci degli atenei. Ma i rettori sperano anche nella semplificazione delle procedure per concorsi e abilitazioni, oltre che per la fornitura di beni e servizi legati alle attività di ricerca, contratti di collaborazione e affini. E in un nuovo quadro, unitario, per tutti i corsi di Medicina.