Le
borse di studio in Piemonte devono essere riservate agli
studenti piemontesi, vale a dire a quelli che risiedono in Piemonte, e ogni regione dovrebbe seguire questo criterio per l’elargizione dei sussidi agli studenti. Questa la proposta di Roberto Cota, governatore della Regione Piemonte, lanciata ieri in un video messaggio su
YouTube, canale che il presidente ha scelto per comunicare le politiche regionali in programma per il diritto allo studio. Una proposta, quella di Cota, che ha inevitabilmente suscitato polemiche.
“Ritengo sbagliato che ogni regione non si faccia carico delle borse di studio dei propri cittadini”, queste le parole di Cota. Se uno studente di un’altra regione decide di iscriversi in un ateneo piemontese, si chiede allora Cota “perché non dev’essere la regione di residenza a finanziare il suo percorso d’istruzione?”.
Una domanda a cui hanno fatto seguito una serie di
commenti da parte di giovani studenti che hanno riportato l’attenzione sul significato delle politiche del diritto allo studio. “Allora le tasse che gli studenti pagano all’università piemontese? Gli affitti che pagano a Torino? I soldi sono messi anche dagli studenti fuori sede e chi studia in Piemonte ha il diritto di avere le borse di studio dalla regione Piemonte!” ha scritto uno di loro. “Un discorso mirato a fomentare il razzismo, a dividere l’Italia, a sottolineare le differenze, a condannare i più deboli a un destino ancora più triste. Gli studenti italiani sono equiparati a quelli di tutta Europa… è questo il significato dell’Unione Europea. Come potrebbe anche solo essere concepita e condivisa una divisione all’interno dello stato stesso tra Regioni?” puntualizza un altro.
Certo è, che se davvero tutte le regioni seguissero il consiglio del presidente Cota, allora il
diritto allo studio non sarebbe più un diritto degli studenti ma di cittadini residenti in una specifica regione, e in questo modo studiare da fuori sede – cosa già difficile per i
costi che gli studenti devono sobbarcarsi se fanno un scelta di questo tipo – sarebbe ancora più difficile. In tempi in cui tanto si parla di puntare sulla
mobilità studentesca e sull’internazionalizzazione, suonerebbe quantomeno come un controsenso.
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