Il 4 marzo è ormai alle porte e la campagna elettorale che sta per finire non ha certo messo al centro i temi relativi a Università e ricerca. Per sapere cosa potrebbe accadere a questi settori all’indomani delle elezioni, ecco cosa propongono i programmi elettorali delle principali formazioni politiche.
Tra i programmi elettorali, per quanto riguarda la formazione terziaria e la ricerca, alcuni sono molto vaghi e altri più dettagliati. In generale si parla di maggior qualità e di rilancio, ma le modalità per raggiungere tali risultati sono diverse a seconda del partito o della coalizione che si considera. La formazione politica che ha dato maggior rilievo ai temi legati all’Università e alla ricerca nel proprio programma è il Movimento 5 Stelle, che gli ha dedicato 11 pagine. Quella che ne ha dato di meno è la coalizione di Centro-destra formata da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, che si è limitata a un paio di righe. L’unico, però, a parlare apertamente di istruzione terziaria in campagna elettorale è stato Pietro Grasso, candidato premier di Liberi e Uguali.
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Le proposte del PD
Il programma del Partito Democratico promette di dare una nuova centralità a Università e ricerca, per far crescere il Paese e rendere i giovani protagonisti. Rivendicando il varo di misure importanti nell’arco della precedente legislatura, tra cui l’aumento delle risorse stanziate per il finanziamento di tali settori, per la prossima il PD si impegna a:
- reclutare 10mila ricercatori di tipo B nei prossimi 5 anni;
- aumentare ulteriormente il Fondo di finanziamento ordinario per le università;
- promuovere, mediante incentivi alla mobilità, le reti interuniversitarie di ricerca;
- superare la logica dei “punti organico” per il reclutamento;
- sostenere la semplificazione e l’abbattimento degli oneri burocratici per atenei e docenti;
- favorire l’internazionalizzazione;
- favorire l’attrazione di studiosi e ricercatori che lavorano all’estero;
- istituire un’Agenzia Nazionale della Ricerca per il coordinamento di progetti e risorse;
- realizzare un piano straordinario di investimenti in ricerca di base;
- realizzare a Napoli un centro di ricerca internazionale ispirato allo Human Technopole di Milano;
- introdurre livelli essenziali delle prestazioni per il welfare studentesco omogenei per tutte le regioni;
- realizzare un piano speciale per l’edilizia universitaria;
- introdurre “lauree professionalizzanti”;
- rafforzare le borse di studio per i meritevoli privi di mezzi.
Il programma elettorale del PD non menziona cifre, né riguardo al costo delle misure proposte né rispetto a possibili coperture.
Il programma del Movimento 5 Stelle
Rispetto a Università e Ricerca i programmi elettorali di PD e M5S sono piuttosto diversi. Un aspetto sul quale il Movimento mette l’accento è, in particolare, la necessità di promuovere tutto il sistema e non solo le eccellenze, assicurando a tutti gli atenei finanziamenti adeguati al loro funzionamento. Nel dettaglio, le proposte dei 5 Stelle sono:
- introdurre stage e laboratori obbligatori anche nei corsi di studio che attualmente non li prevedono;
- potenziare gli incubatori universitari;
- incentivare il raccordo tra università, centri di ricerca, scuole, enti pubblici e mondo produttivo;
- incentivare la diffusione e la condivisione dei risultati della ricerca pubblica;
- sviluppare il lifelong learning;
- coinvolgere le università nella riqualificazione e riconversione degli inoccupati;
- potenziare e sviluppare il dottorato industriale;
- revisionare il sistema della formazione tecnica terziaria;
- revisionare il sistema AFAM;
- reintrodurre la figura del ricercatore a tempo indeterminato;
- introdurre un sistema di programmazione statale per garantire una selezione nazionale dei ricercatori;
- costituire una commissione di valutazione degli effetti e dei tempi necessari per l’introduzione del ruolo unico nella docenza;
- abolire i “punti organico”;
- eliminare gli assegni di ricerca e creare un’unica figura di post-dottorato;
- revisionare il sistema dell’Abilitazione scientifica nazionale;
- revisionare i settori scientifico-disciplinari;
- introdurre un sistema di verifica dello svolgimento dei compiti didattici da parte dei docenti, con sanzioni per i trasgressori;
- sbloccare gli scatti stipendiali dei docenti;
- eliminare le procedure comparative locali e introdurre un sistema nazionale per il reclutamento dei docenti;
- aumentare le borse di studio e allargare i criteri per l’accesso alle stesse;
- allargare la no tax area per gli studenti;
- riformare il sistema dell’accesso programmato;
- potenziare e valorizzare i corsi di dottorato;
- raddoppiare il numero di studenti stranieri in Italia;
- aumentare il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) e garantire una quota premiale aggiuntiva, esterna all’Ffo;
- aggiornare i criteri di finanziamento tenendo conto delle istanze degli organi rappresentanti tutti gli attori coinvolti, in particolare Consiglio Universitario Nazionale (CUN) e Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU);
- revisionare il sistema di ripartizione dell’Ffo;
- completare il quadro normativo sulla didattica online;
- introdurre meccanismi di accreditamento e di controllo più stringenti per i corsi privati online;
- richiedere agli atenei privati telematici un organico docente di ruolo stabile;
- incentivare l’offerta formativa online e telematica delle università statali;
- promuovere tirocini diffusi e attività degli studenti sul territorio;
- introdurre la valutazione della didattica dei docenti attraverso il diretto coinvolgimento degli studenti;
- introdurre un testo unico per l’Università;
- ridisegnare il ruolo di CUN e CNSU;
- rendere la struttura consultiva e strumentale del MIUR più concreta;
- stabilire che il rettore sia eletto anche attraverso il voto di personale amministrativo e studenti;
- ridimensionare le funzioni del Consiglio di Amministrazione;
- prevedere che Senato Accademico e CdA siano organi elettivi e rappresentativi dell’intera comunità universitaria;
- imporre il limite di un solo mandato per le cariche elettive (rettore, direttori di dipartimento);
- revisionare e semplificare il sistema di valutazione della qualità della ricerca;
- ridimensionare funzioni, costi e competenze dell’ANVUR, stabilendo la rappresentatività territoriale e disciplinare nel suo consiglio direttivo;
- procedere alla revisione dei criteri “bibliometrici” e dei parametri stabiliti dall’ANVUR;
- aumentare i fondi pubblici alla ricerca e incentivare gli investimenti privati;
- disciplinare la figura del ricercatore degli enti di ricerca;
- creare un’Agenzia unica per la Ricerca controllata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri;
- incrementare la ricerca di base.
Ad accomunare i programmi elettorali di PD e M5S è il fatto che anche in questo caso non si accenni a costi e coperture.
Le proposte del Centro-destra
Come detto, tra i programmi elettorali quello del Centro-destra è il meno specifico per quanto riguarda Università e Ricerca. A onor del vero, va sottolineato che l’intero ventaglio di proposte di quest’area politica è stato presentato in modo molto agile, suddividendolo in 10 punti, e che in tutto il programma contiene appena 12 pagine.
La proposta di Forze Italia, Lega e Fratelli d’Italia è quella di un generico “rilancio dell’Università italiana per farla tornare piattaforma primaria della formazione”. Le modalità con le quali ciò dovrebbe avvenire e gli interventi che si intendono attuare non sono descritti.
Il programma di Liberi e Uguali
A Liberi e Uguali (LeU) va ascritto il merito di essere stata l’unica formazione politica ad aver fatto parlare di Università in campagna elettorale, a seguito della proposta di abolire le tasse universitarie. Tra i vari programmi elettorali, quello di LeU si situa a metà strada tra quello del Centro-destra e quello del Movimento 5 Stelle per quanto riguarda il numero di proposte. Che, nel dettaglio, sono:
- investire sul diritto allo studio e sulla progressiva gratuità dell’accesso, a partire dall’abolizione delle tasse universitarie;
- aumentare borse di studio e posti nelle residenze universitarie per gli aventi diritto;
- valorizzare professori e ricercatori;
- investire sulla qualità dell’insegnamento;
- stabilizzare i precari dell’Università e del sistema della ricerca;
- definire di nuovi criteri e finalità della valutazione di singoli e istituzioni;
- disporre strumenti strutturali per la ricostruzione di un sistema universitario e della ricerca pubblico all’avanguardia e diffuso lungo tutta penisola.
Nemmeno in questo caso si accenna a cifre.