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Il lavoro instabile fa ammalare. È la sindrome del precariato post laurea

da | Lug 2011 | News | 0 commenti

Si chiama “Sindrome da lavoro precario” e colpisce coloro che non hanno un impiego stabile e duraturo. La sindrome, così descritta dagli psicologi, comprende una serie di disturbi mentali e fisici come gastrite, colite, dermatite, insonnia, tachicardia, attacchi di panico, ansia e sensazione persistente di inadeguatezza e di pericolo.

I soggetti maggiormente a rischio sono i neolaureati, che attualmente fanno più fatica a trovare un impiego stabile. Lo sostengono anche gli esperti del blog Psicologia e Disturbi psichici. “I neolaureati – affermano – crescendo in un ambiente familiare in cui hanno maturato una mentalità che promette garanzia, sicurezza e stabilità lavorativa una volta presa la laurea, soffrono non solo dei sintomi principali descritti in precedenza, ma di una grave compromissione del senso di autostima in mancanza del quale si genera sofferenza”.

La sindrome del lavoro precario riguarda anche la stragrande maggioranza dei precari del Nord Italia. Uno studio dell’Ordine degli Psicologi di Milano, diffuso dal Comune, ha evidenziato come l’80% dei lavoratori precari messi sotto osservazione sia affetto da disagi psicologici come ansia, insonnia, stress, frustrazione e depressione generati dalla condizione di instabilità lavorativa.

Si tratta di quasi 50 mila persone che rapportate su scala nazionale diventano numeri a sei zeri, come conferma uno studio dell’Ipsesl, l’Istituto per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, secondo cui più di 4 milioni di italiani sono colpiti da disturbi d’ansia e stress correlati ai problemi di lavoro.

Il fenomeno diventa drammatico se riferito alle donne neolaureate, ancor più costrette ad accontentarsi di lavori malpagati nei call center o di altri lavoretti a termine che non c’entrano nulla con il percorso di studi. La sindrome investe anche i laureati precari della scuola, che vivono con grande ansia la convocazione annuale per l’insegnamento, gestendo l’attesa con somatizzazioni a livello gastrointestinale.

E se la stabilizzazione lavorativa tarda ad arrivare, questi disturbi sono destinati ad aggravarsi con il tempo, come conferma anche un recente sondaggio online dell’Eurodap, Associazione europea disturbi attacchi di panico. I malanni della precarietà comportano anche dei costi, per terapie psicologiche e assunzioni di farmaci. Il costo di una psicoterapia privata va dai 40 ai 70 euro a seduta, per periodi che vanno da quattro mesi a un anno.

Un esame gastrointestinale, prescritto in caso di somatizzazioni fisiche, costa anche 200 euro. Il costo dei disturbi della  precarietà si riversa anche sul sistema economico e sanitario nazionale che deve, spesso, farsi carico dei disagi di una larga fetta di popolazione, in cui rientrano largamente anche i precari, mentre basterebbe prevenire parte del disagio con azioni di sostegno alla stabilizzazione professionale. L’Unione Europea ha calcolato che i costi del mancato intervento pubblico sulla  prevenzione del disagio psicologico ammontano a 436 milioni di euro.

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