A poche ore dalle prossime elezioni, sarebbe divertente scoprire chi voterà per la destra e chi per la sinistra. Per uno studio britannico, condotto dall’Università di Exeter nel Regno Unito, tale impresa non sarebbe impossibile: alcuni ricercatori, infatti, hanno scoperto che le preferenze politiche sono “scritte” nel cervello. In poche parole, si presenterebbero sotto forma di strutture cerebrali differenti tra gli individui che seguono un orientamento progressista e quelli più conservatori.
Già da precedenti ricerche erano emerse delle differenze neurologiche legate alle preferenze politiche, mentre in altre si era notata una certa diversità nella struttura dell’amigdala – la zona cerebrale adibita all’elaborazione delle paure – tra liberali e conservatori. Lo studio britannico, invece, ha riscontrato dei processi cerebrali molto differenti tra un cervello di destra o uno di sinistra. I ricercatori, però, rimangono ancora divisi sul fatto se siano le preferenze politiche a modificare il nostro encefalo o se sia la sua conformazione a determinare il nostro voto elettorale.
A tali conclusioni, lo studio britannico è giunto prendendo in esame 82 cittadini americani iscritti nelle liste pubbliche di alcuni partiti politici e analizzando la loro propensione al rischio. Tutto ciò, sottoponendo i volontari ad alcuni giochi in cui veniva semplicemente chiesto di prendere una decisione in cambio di un compenso e monitorando la loro attività cerebrale mediante risonanza magnetica funzionale. Si è scoperto così che esistono cervelli di destra e di sinistra, ovvero sembrerebbero esserci sostanziali differenze tra i due tipi di schieramenti politici durante la fase decisionale. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su PLoS ONE.
Per Darren Schreiber, ricercatore in Neuroscienza presso l’Università di Exeter e coordinatore dello studio britannico, tali analisi avrebbero successo nel 71,6 per cento dei casi. Anche se le preferenze politiche sembrano in qualche modo scritte nel cervello di ciascuno di noi, non significa che queste siano immutabili. In realtà – spiega lo studioso – “Le nostre strutture neurologiche sono molto dinamiche“. Secondo altre ricerche, inoltre, la politica non sarebbe l’unica attività a influire sulle nostre funzioni cerebrali.