In un contesto di crisi economica generale, il settore della pornografia su Internet sembra invece essere, secondo un’indagine di ExtremeTech, l’unico mercato in continua crescita, moltiplicando esponenzialmente di anno in anno il proprio bacino di utenti e di affari. Una ricerca tedesca pubblicata sul Journal of Sex Research svela però che il consumo spasmodico di materiale pornografico sul web mette a rischio la memoria non del proprio computer, bensì dell’utente stesso.
Gli scienziati hanno studiato in che modo l’area del cervello che immagazzina le informazioni reagisce alla visione di stimoli sessuali tramite un campione di maschi eterosessuali di 26 anni cui hanno mostrato una serie di immagini pornografiche e non, chiedendo loro se l’immagine che stavano vedendo era la stessa di quella che avevano visto prima. Nell’80 per cento dei casi i ragazzi hanno ricordato le immagini di tipo non sessuale, facendo più fatica a ricordare quelle osée (il 67 per cento).
Questi risultati proverebbero, secondo Christian Laier dell’Università di Duisburg, autore dello studio, il legame tra la dipendenza dalla pornografia web e la tendenza a trascurare le relazioni personali o prendersi cura di sé stessi. Lo stesso autore spiega che siamo ancora al primo livello della ricerca e che il tutto dovrà essere ulteriormente verificato da altre analisi condotte su campioni di genere e orientamento sessuale diversi. L’allerta era stata data lo scorso maggio tramite la CCTV, la principale rete televisiva cinese, che aveva intervistato uno studente che raccontava come un proprio collega avesse progressivamente perso la memoria a furia di guardare filmati porno su Internet.
Quello riguardante la memoria non è però il solo problema per i fruitori del porno via web. I risultati di una ricerca condotta dall’Università di Padova dicono infatti che un quarto dei giovani che fanno un uso massiccio della pornografia online sono soggetti al rischio di disfunzioni sessuali. L’immagine che il porno su Internet ha dato ai giovanissimi è infatti totalmente priva di riscontri reali e costruisce una sessualità mediatica e istintiva che non tiene conto né della percezione né dell’affettività. Tanto che il 12 per cento del campione esaminato non cerca rapporti reali e il 25 per cento dichiara addirittura di soffrire di calo del desiderio e di eiaculazione precoce.
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Scusate, qualcuno si ricorda come mi chiamo? AHAHAHAHAHAH