La Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui) ha scritto una lettera ai candidati premier, per richiedere – in sei punti – degli interventi a favore del sistema universitario italiano, palesemente in forte crisi. Si tratta di priorità in gran parte condivisibili, ma l’iniziativa della Crui sta comunque suscitando aspre polemiche e dure reazioni tra sindacati e rappresentanti universitari, concordi nel ritenere tale intervento tardivo rispetto alle difficoltà che si stanno vivendo e alle esigenze che già da tempo andavano soddisfatte.
Nella lettera aperta ai candidati premier, la Crui richiede la defiscalizzazione delle tasse e dei contributi universitari per aiutare i giovani a proseguire gli studi, la copertura totale delle borse di studio erogate da Regioni e atenei, l’abbattimento dell’Irap sulle borse post lauream e la defiscalizzazione degli investimenti delle imprese in ricerca per favorire la competizione nei settori ad alta intensità tecnologica, il finanziamento dei posti di ricercatori e lo sblocco del turnover per evitare la fuga dei migliori all’estero, la restituzione dell’autonomia alle università e l’incremento dei fondi all’1 per cento del Pil.
Non tardano però ad arrivare le polemiche da chi è chiamato a difendere e promuovere i diritti degli studenti universitari. “La Crui è sempre stata connivente con le scelte scellerate del governo, a partire dalla riforma Gelmini che i rettori hanno sempre appoggiato. Questi punti – dichiara Mario Nobile, di LINK-Coordinamento Universitario – sono condivisibili ma troppo vaghi e generici”. Sulla stessa lunghezza d’onda Michele Orezzi, presidente dell’Unione degli universitari: “Bravi. Stiamo sollevando questi problemi dal 2008, peccato che i rettori non siano scesi in piazza con noi allora. Il silenzio, che i rettori pensavano fosse coraggioso, ha portato gli atenei sull’orlo del default“.
La lettera della Crui ai candidati premier ha sollevato polemiche anche tra i principali sindacati. Per Antonio Marsilio della Cisl il problema non sono solo le tasse e le iscrizioni in calo, ma occorre rendere più attrattiva l’università in generale: “Non dico che i rettori siano stati completamente assenti, ma – dichiara – sarebbe stata auspicabile maggiore forza”. Mimmo Pantaleo della Cgil, invece, sostiene che i rettori “con più decisione avrebbero potuto evitare il disastro”. Assai dure le parole di Alberto Civica della Uil: “Neanche adesso hanno il coraggio di criticare apertamente la riforma Gelmini: anche se nel punto cinque di fatto la bocciano, lo fanno in modo criptico, come se non volessero disturbare troppo”.