La tanto attesa classifica dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR) sulla qualità della ricerca svolta dalle università italiane nel periodo 2004-2010, presentata con molta enfasi lo scorso 16 Luglio, alla fine è diventata causa di qualche imbarazzo, soprattutto per il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. Pare, infatti, che la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa – di cui il ministro è stato rettore per sei anni, fino a Gennaio 2013 – al primo posto tra gli atenei piccoli nella valutazione ANVUR, potrebbe non essere veramente al vertice della classifica. E non è l’unico caso di un dato dubbio: così c’è già chi, senza mezzi termini, definisce un bluff l’intera operazione.
A far scoppiare il caso è stato Roars, sito Internet che mira alla creazione di un network per la ricerca e che per primo ha denunciato la poca attendibilità della classifica, sottolineando il fatto che nel rapporto finale, disponibile sul sito Internet dell’ANVUR, compaia una classifica diversa da quella contenuta nel comunicato stampa ufficiale, sul quale i giornalisti si sono basati per scrivere i loro articoli. Diversa perché tiene conto di differenti “soglie di demarcazione dei segmenti dimensionali degli atenei”, ossia usa altri criteri per la divisione tra atenei grandi, medi e piccoli. E in questa seconda classifica la Scuola Sant’Anna di Pisa non è la prima per qualità della ricerca tra le università piccole, bensì quinta tra quelle medie dopo Trento, Milano Bicocca, Verona e Bolzano.
Tutto qui? No. Nella versione per la stampa della classifica ANVUR sulla qualità della ricerca nel periodo 2004-2010 si evidenziava anche il sorpasso della Bicocca sulla Statale, da cui la prima è nata. Ma ecco che nella seconda versione della classifica si scopre che la Bicocca rientra tra le università medie e la Statale tra quelle grandi.
Se si considera che la classifica ANVUR sulla qualità della ricerca svolta dai vari atenei nel periodo 2004-2010 potrebbe influenzare la scelta dell’università da parte di molte matricole, qualcuno inizia a chiedersi dove stia la serietà di un simile lavoro. Per sedare le polemiche, il coordinatore della valutazione, Sergio Benedetto, ha parlato di un equivoco: “Delle due valutazioni abbiamo scelto di dare ai giornalisti quella che usa l’indicatore più semplice, non contestabile”, mentre la seconda si basa su “indicatori poco definiti”, e perciò più passibili di critiche.
In molti, però, non ritengono valida nemmeno questa spiegazione e rigettano in toto il sistema di valutazione adottato dall’ANVUR, al punto che viene da chiedersi se, dopo tutto questo polverone, alla classifica sulla qualità della ricerca nel periodo 2004-2010 ne seguirà mai un’altra per il settennio successivo.