Il numero di “
omonimi” nelle università italiane è di gran lunga superiore al numero medio di omonimia nella popolazione italiana, con picchi fino a 10 volte tanto nelle università del Sud, guadagnando il primato nel campo europeo. Questa è la lettura dei dati raccolti da
Repubblica, in giorni di
lutto per l’università italiana, sulla base della tesi di laurea di uno studente a Bari in Economia, ateneo più colpito dal
nepotismo secondo le
ricerca.
“L’università pubblica italiana: qualità e omonimia tra i docenti”, questo il titolo della tesi ripresa dal quotidiano, che Daniele, l’autore, ha portato avanti per dimostrare come sopravvivano ben radicate generazioni di
famiglie negli stessi atenei, e come, la presenza di “omonimi” all’interno dello stesso ateneo corrisponda con una minore qualità della didattica.
Tutto ciò effettuando uno “scrutinio” accurato degli stessi cognomi all’interno delle università, non contando quindi la possibilità di parenti con
cognomi diversi, e incrociando questi stessi dati con le classifiche della
qualità degli atenei annualmente stilate da Censis.
Alti tassi di legami familiari tra i professori salterebbero all’occhio soprattutto nelle Università del
Sud, quindi Federico II di Napoli, Palermo, Bari, Caserta, e due atenei della Sardegna, contro le più “virtuose” collocate al Nord tra cui Milano Bicocca, Torino, e atenei nel Veneto, numeri che secondo l’autore sarebbero in netta opposizione con le tendenze
europee, dove “gli atenei tendono ad attrarre docenti da fuori, con cognomi diversi da quelli locali”.