Saverio Bolognani ha 27 anni, è un assegnista presso il dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Padova. Il suo ambito di ricerca sono i controlli automatici, la matematica applicata ai macchinari, ai robot, all’industria, etc. Il progetto di cui si occupa riguarda le “smart grid“, le reti elettriche intelligenti. Saverio vuole ripensare il modo in cui funziona la rete elettrica e rinnovarla, facendola diventare intelligente. Se i pannelli solari di una città comunicassero fra loro, come gli strumenti di un’orchestra, potremmo ridurre i consumi e migliorare il funzionamento della rete elettrica.
Marcello Maniglia compirà 26 anni ad ottobre. Fa ricerca presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Padova. Il suo ambito è la “percezione visiva”. Il progetto di cui si occupa riguarda l’apprendimento percettivo in ambito visivo. Marcello vuole studiare e applicare una tecnica totalmente non invasiva che permetta a persone con problemi di vista (miopia, ambliopia, presbiopia, ipovisione) di migliorare la loro performance in compiti visivi. Con un training visivo che faccia leva sull’interazione tra neuroni, si potrebbe aumentare la qualità della vista.
Saverio e Marcello sono due dei ricercatori che a Padova hanno animato la Notte europea dei ricercatori, tenutasi venerdì 23 settembre in tutta Europa. Una notte all’insegna della scienza che, nella città patavina, ha saputo stimolare la curiosità di giovani e adulti, mettendo in luce il lavoro dei tanti giovani che ogni giorno, nei laboratori dell’università, cercano di fare innovazione nei vari campi della scienza.
“Avere l’opportunità di esporre a persone ‘reali’ il proprio lavoro, confrontarsi sulle possibilità applicative e sul ruolo della scienza oggi è quanto di più utile si possa fare per sensibilizzare i cittadini all’importanza del lavoro che si svolge nelle università e in definitiva non far morire la ricerca” commenta a Universita.it Marcello Maniglia.
Una notte che ha anche offerto l’occasione per riflettere sulla situazione della ricerca in Italia, pesantemente bistrattata da stipendi inadeguati e scarse risorse. “Sono meravigliato di quante persone facciano ricerca e didattica nell’università spinte solamente dal loro entusiasmo – ci spiega invece Saverio Bolognani -. Se non ci fosse il loro entusiasmo sarebbe tutto fermo, perché le scelte politiche hanno rimosso ogni forma di gratificazione: non si può fare carriera in università, gli stipendi sono la metà di quelli europei, i finanziamenti alla ricerca sono stati tagliati drasticamente, non viene premiato il lavoro di chi fa di più. Eppure gli studenti italiani all’estero sono considerati eccellenti e i ricercatori italiani sono tra i più produttivi del mondo”.