Curvature nello spazio-tempo che si propagano come un’onda: questo sono, in estrema sintesi, le onde gravitazionali. La loro esistenza era stata ipotizzata da Albert Einstein nell’ambito della teoria della relatività generale, ma era rimasta priva di conferme per cento anni. Fino a ieri, quando dagli Stati Uniti e dall’Italia è stato dato l’annuncio congiunto che il fenomeno è stato finalmente rilevato.
Ad osservare per la prima volta le onde gravitazionali sono stati l’osservatorio statunitense LIGO, nato proprio per andare alla ricerca di queste onde, e il rilevatore interferometrico VIRGO di Cascina, in provincia di Pisa. Il fenomeno è stato rilevato 14 settembre 2015 alle 10:50:45 ora italiana, nella fase finale del processo di fusione di due buchi neri.
Proprio come aveva immaginato Einstein, le onde gravitazionali sono create da eventi astronomici che coinvolgono enormi masse in accelerazione – come nel caso dell’esplosione di una supernova, ad esempio – e al loro passaggio causano una contrazione ed espansione ritmica delle distanze tra i punti nello spazio, che in sostanza si deforma, curvandosi. Questa deformazione interessa anche gli strumenti di misurazione, ecco perché è così difficile rilevare questo fenomeno.
Ai più la prova ineluttabile dell’esistenza delle onde gravitazionali non dirà granché, ma si tratta di un evento epocale per la Fisica e non solo, le cui implicazioni sono numerose e molto importanti. In primis, questa scoperta dà anche la prima conferma diretta dell’esistenza dei buchi neri e rende meno fantascientifica l’ipotesi che si possa viaggiare non solo nello spazio, ma anche nel tempo. Grazie alla rilevazione delle onde gravitazionali, infatti, sarà possibile vedere le tracce di ciò che nell’universo è invisibile, scoprendo fenomeni al momento ancora sconosciuti o solo immaginati. Come ad esempio i ponti di Einstein-Rosen, più noti come wormhole, quei cunicoli spazio-temporali che in teoria fungerebbero da scorciatoie, consentendo di viaggiare tra una parte e un’altra dell’universo in un tempo più breve di quello impiegato dalla luce.