La febbrile attesa degli oltre 60mila che hanno fatto domanda per sostenere il test d’ammissione a Medicina 2016 è terminata. Oggi è il gran giorno per quanti aspirano all’iscrizione ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia e Odontoiatria per l’anno accademico 2016-2017. Solo un esiguo numero di coloro che svolgeranno la prova per tentare di concretizzare il sogno di indossare il camice bianco riuscirà effettivamente nel proprio intento: i posti, infatti, sono soltanto 8.372 per Medicina e 843 per Odontoiatria, per cui dei 60.372 candidati ce la farà solo 1 su 6.
Il test d’ammissione a Medicina 2016 interessa un totale di 38 atenei statali. In quelli privati, invece, le selezioni si sono già svolte e hanno confermato l’enorme appeal che le professioni dell’ambito sanitario continuano ad esercitare, avendo impegnato ben 13.254 studenti per 555 posti totali tra Campus Biomedico di Roma, Cattolica e San Raffaele di Milano.
La struttura del test d’ammissione a Medicina 2016 è identica a quella dell’anno passato, con 60 quesiti a cui dare risposta in 100 minuti a partire dalle ore 11.00, ripartiti come segue: 2 di cultura generale, 20 di ragionamento logico, 18 di Biologia, 12 di Chimica, 8 di Matematica e Fisica.
Come sempre critiche nei confronti del numero programmato, le associazioni studentesche promettono di dare battaglia fin da oggi e l’Unione degli universitari (UDU) ha annunciato che a partire dal test d’ammissione a Medicina 2016 e per tutte le altre prove sarà presente davanti all’ingresso delle università per “distribuire la nostra Guida al Test sicuro: al suo interno è indicato tutto ciò che deve accadere per far sì che il test si svolga in maniera regolare, evitando quindi che prove inique e fallaci vadano a condizionare il futuro di studenti già pesantemente danneggiati da questo sistema di accesso”. “Siamo poi pronti a raccogliere ogni segnalazione di irregolarità”, fa sapere l’UDU, che negli ultimi anni ha raccolti buoni successi nelle aule dei tribunali e rimprovera al MIUR di non aver dato seguito all’annuncio del ministro Stefania Giannini che nella primavera del 2014 promise di mandare quanto prima in pensione l’attuale sistema.