Ancora una volta è l’Università di Padova la prima della classe. A dirlo è la classifica Censis di Odontoiatria 2014, assegna all’ateneo veneto una media di 103,5 punti, che la pone davanti a Verona (101,5), cui spetta il secondo posto, e la Bicocca di Milano, che con 101 si aggiudica il terzo. Un gradino più in basso c’è l’Università di Pisa (97,5), in netto recupero rispetto al 2013, mentre al quinto e al sesto posto si piazzano rispettivamente l’Università di Genova (97) e quella di Sassari (96).
Tra le prime dieci della classifica Censis di Odontoiatria 2014 ci sono anche Pavia (95,5), Brescia (93) Catanzaro (92) e la Statale di Milano (90,5). Appena fuori dalla top ten è, invece, finita Cagliari (89), che è seguita dalla “Federico II” di Napoli (88,5), dall’Università dell’Insubria, a pari merito con quella di Bologna (88), da Ferrara (87), dall’Università di Chieti e Pescara (85,5) e da quella di Firenze (84,5).
Nella seconda metà della classifica Censis di Odontoiatria 2014 sono finite Siena (83,5), l’Università di Modena e Reggio Emilia (83), gli atenei di Torino (82,5), Foggia (82), Catania (81,5), Messina (81) e Trieste (79,5), le romane Tor Vergata (77,5) e “La Sapienza” (77), il duo composto dall’Università Politecnica delle Marche e da quella de L’Aquila (appaiate con 75 punti), Parma (74,5) e la Seconda Università di Napoli (72,5). Infine, agli ultimi tre posti della classifica Censis di Odontoiatria 2014 si sono collocati gli stessi atenei dell’ano scorso: Palermo (71,5), Bari (66,5) e Perugia, che scende di una posizione e ottiene solo 66 punti.
L’identikit del laureato in Odontoiatria. L’indagine di AlmaLaurea sul profilo dei laureati 2013 evidenzia gli ottimi voti in media ottenuti agli esami e alla laurea – rispettivamente 27,3 trentesimi e 108,7 su 110 – sottolineando anche che il 47 per cento degli studenti riesce a laurearsi in corso, benché il tempo mediamente impiegato per conseguire il titolo si attesti a 6,2 anni.
Sbocchi professionali. Dopo aver superato l’esame di Stato ed ed essersi iscritti all’albo professionale, i laureati possono esercitare la libera professione – opzione che negli ultimi anni, a causa della crisi che ha comportato una riduzione dei pazienti, consente minori guadagni che in passato – oppure lavorare all’interno del Servizio Sanitario Nazionale.