occupata ingegneria sapienza
Si accendono i toni della protesta contro la repentina approvazione del ddl di riforma dell’università partita dai
ricercatori indisponibili alla didattica e che sta vedendo in queste ultime settimane una partecipazione massiccia anche dal fronte studentesco. Catalizzatore del movimento, come già in passato, la
Sapienza di Roma, il più grande ateneo d’Europa, si trova ancora una volta a fungere da raccordo della mobilitazione. Proprio qui, da ieri, la prima facoltà
occupata, la facoltà di
Ingegneria.
“Mettiamo le tende sui tetti e nel chiostro, perché siamo coinvolti nella difesa del diritto allo studio come del diritto al lavoro, perché nell’Italia delle tendopoli e del degrado vogliamo ricostruire le basi per uno stato democratico, perché ci vogliono cacciare dall’università e noi vogliamo invece farla rivivere” queste le
motivazioni alla base dell’iniziativa degli studenti e dei ricercatori della Sapienza che hanno deciso da ieri di occupare la facoltà di Ingegneria.
Con l’occupazione, spiegano studenti e ricercatori, la protesta fa un
passo avanti verso la riappropriazione dell’università come bene comune e proprio nella settimana in cui ci sarà la discussione sul ddl di riforma alla Camera.
Intanto continuano assemblee e lezioni alternative nelle
altre facoltà della Sapienza, non solo Lettere e Filoosofia, ma anche Sociologia, Economia, Scienze politiche.
Giorgio Paterna, coordinatore nazionale dell’
Udu, Unione degli universitari, associazione tra quelle che hanno guidato le
manifestazioni degli studenti di venerdì scorso e che hanno visto – secondo gli organizzatori – una partecipazione di 300mila persone in tutta Italia, lo ha detto chiaro: “la riforma Gelmini affosserà la ricerca di qualità ed il diritto allo studio in un quadro di tagli ingenti e progressivi che non lasciano respiro agli atenei”. Per impedire che venga approvata prematuramente studenti e ricercatori assedieranno Montecitorio
giovedì 14, quando è prevista la discussione in Aula sul disegno di legge.
(
Foto: Link Coordinamento Universitario Nazionale)
leggevo di una proposta che prevedeva che in 6 anni gli attuali 15.000 ricercatori devono diventare professore associato tramite concorso(i soliti concorsi con un vincitore ed un solo partecipante),
e se uno non lo merita? perchè devono tutti diventare professori, così non si farà il merito, sarebbe merito se tra i ricercatori solo una percentale più bessa diventasse professore, scremando il meglio, mi sembrano proposte che hanno il sapore dei tempi passati.
…Caro Giò: le cose sono due: se una persona la fai insegnare per 10 anni vuol dire che il posto da professore se lo merita…che dici?????…altrimenti si dovrebbe dire: guarda ti faccio insegnare perché non mi costi niente e perché niente mi frega della qualità dell’Università…prima di sparare stupidaggini informati invece di leggere solo i giornaletti…