A Oakland, in California, la protesta degli indignati, con settemila persone che sfilavano in strada contro le banche, le corporation e la finanza, è sfociata in scontri con le forze dell’ordine con un centinaio di arresti e una decina di feriti. Si tratta dell’episodio più grave di vandalismo dall’inizio delle contestazioni targate “Occupy Wall Street”.
Il corteo si svolgeva senza incidenti, con l’adesione di numerosi studenti, insegnanti e la solidarietà del mondo del lavoro, e i manifestanti erano riusciti a bloccare pacificamente le attività notturne di uno dei porti più grandi degli Stati Uniti. Intorno alla mezzanotte però un gruppo di incappucciati vestiti di nero ha iniziato a mettere a ferro e fuoco quello che incontrava sulla strada.
La polizia di Oakland ha reagito con il lancio di lacrimogeni e proiettili di gomma. Gli scontri seguono di pochi giorni il ferimento di un giovane manifestante, ancora in gravi condizioni, nel corso dello sgombero degli indignati del movimento “Occupy Oakland” da piazza Frank Ogawa con l’arresto di 85 persone.
La manifestazione iniziata nel pomeriggio di mercoledì da cui si sono generati gli ultimi scontri rappresentava proprio una forma di protesta degli indignati di Oakland contro quello sgombero. La maggioranza pacifica dei manifestanti ha subito preso le distanze dagli autori delle violenze e nel Paese, come già era avvenuto in Italia dopo gli scontri durante la protesta degli indignati del 15 ottobre, si è aperto il dibattito su come un movimento pacifico non strutturato possa emarginare una frangia violenta.
Quella della città della Baia di San Francisco non è stata l’unica protesta organizzata dagli indignati collegati a “Occupy Wall Street”: A New York un gruppo di veterani ha sfilato in uniforme fino alla Borsa, a Philadelphia nove persone sono state arrestate per un sit-in davanti a un’azienda, mentre a Boston la contestazione ha preso di mira la sede di Bank of America.
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