Chi attualmente beneficia della borsa di studio non può dormire sonni tranquilli. I primi dati dopo l’adozione del nuovo ISEE sembrano confermare i timori delle associazioni studentesche: con il rinnovato sistema di calcolo c’è il rischio che una robusta fetta di coloro che attualmente ricevono il sostegno lo perda.
Arrivano dalla Toscana le prime notizie in merito e non sono buone: il 14 per cento degli studenti che per l’anno accademico 2014-2015 hanno una borsa di studio potrebbe perderla o vedersene decurtare l’importo per il 2015-2016. La colpa è del nuovo ISEE, che prevede il calcolo ai fini della determinazione del reddito anche delle somme esenti da IRPEF (ad esempio, le pensioni d’invalidità) e perfino della borsa eventualmente percepita dai fratelli conviventi, oltre a valorizzare maggiormente il patrimonio immobiliare e abbassare la franchigia per quello mobiliare. Risultato? Si risulta più “ricchi” senza esserlo.
Il quadro che sembra emergere dai primi dati, frutto di un’elaborazione dell’Istituto Regionale per la Programmazione Economica della Toscana (IRPET), conferma le paure delle associazioni studentesche, che da subito si erano scagliate contro il nuovo ISEE, evidenziandone le incongruenze. Una su tutte: con il nuovo sistema di calcolo si contano anche i redditi del genitore divorziato che non versa gli alimenti.
“Quello che avevamo previsto si sta puntualmente verificando – commenta il portavoce di Link, Alberto Campailla – e lo sappiamo della Toscana perché finora è l’unica Regione ad aver fatto questo calcolo”. Ad indignare le associazioni studentesche è in particolare l’inclusione della borsa percepita dallo studente tra i redditi che il nuovo ISEE prende in considerazione, perché, nonostante sia stata stralciata per la richiesta della borsa di studio stessa, essa “conterà sia per le tasse universitarie, che per quando la richiesta dovrà farla un fratello”.
A questo punto, spiega Campailla, “occorre innalzare la soglia dell’ISEE, come abbiamo fatto in Puglia dove da 17 mila si è passati a 19 mila euro, e togliere le borse di studio dal reddito”, ma non solo. Urge anche un serio impegno nel calmierare le tasse universitarie: “Si annunciano aumenti ovunque, chiediamo a tutti gli atenei una revisione delle curve di tassazione prima che arrivino nuovi drammatici dati”, conclude il portavoce di Link.