Un team di ricercatori della Sapienza di Roma e dell’Università di Milano, grazie ad alcuni finanziamenti del MIUR, ha dimostrato che non solo è possibile “costruire” nanomolecole con il DNA, ma – stabilendo la sequenza delle basi – si può intervenire anche sulla loro forma e sul modo con cui queste interagiscono tra loro. A partire da filamenti di materiale genetico artificiale, quindi, sono riusciti a ottenere dei materiali nuovi da non utilizzare necessariamente in ambito biomedico.
“Negli anni passati – spiega Francesco Sciortino, che ha guidato il gruppo della Sapienza – gli scienziati si sono dedicati a comprendere la materia che ci circonda, le leggi della meccanica quantistica che regolano le interazioni tra gli atomi e le molecole. Oggi gli scienziati sono impegnati a ‘costruire’ nuove molecole“. Grazie all’innovazione tecnologica, infatti, è possibile ordinare direttamente in rete a costi accessibili filamenti di materiale genetico assemblati in maniera artificiale . “Costruire con il DNA – spiega ancora Sciortino – apre immensi orizzonti per la scienza dei materiali, limitati solo dalla nostra immaginazione”.
Nel dettaglio, i ricercatori della Sapienza e dell’Università di Milano (questi ultimi coordinati da Tommaso Bellini) hanno sintetizzato le nuove molecole “per produrre, su nanoscala, strutture a forma di stella con un numero predefinito di bracci. Mentre il centro della stella – si legge in un comunicato sulla ricerca, che è stata pubblicata su PNAS – è formato da DNA a doppia elica, inerte, i bracci sono formati da singole eliche, che possono appaiarsi con i bracci delle stelle vicine”. In questa maniera, i ricercatori sono in grado di guidare l’aggregazione così da creare materiali diversi e nuovi.
Seguendo tale processo, i ricercatori sono riusciti a ottenere un gel costituito da DNA artificiale che può essere impiegato in modi diversi: ad esempio, come matrice per il trasporto di farmaci, come nano-fabbrica per l’espressione di proteine o come materiale con proprietà elastiche controllabili con la temperatura. Gli esiti dello studio risultano essere molto importanti perché confermano, una volta per tutte, che è possibile ottenere materiali nuovi gestendo nanomolecole non esistenti in natura e ottenute da materiale genetico creato artificialmente.