Il capo dello Stato risponde agli studenti di Roma tre che gli avevano scritto per chiedergli di vigilare sulle norme in via di approvazione riguardanti l’università. Nella missiva rivolta ai “ragazzi” Giorgio Napolitano si complimenta per il “tono appassionato” e assume l’impegno di tener conto dei loro rilievi “e di prospettarli” a chi di dovere. La richiesta degli studenti riguardava in particolare i finanziamenti agli atenei e in generale maggiori garanzie per il diritto allo studio.
Il presidente della Repubblica ha prima ricordato che l’iter di approvazione del ddl Gelmini è prerogativa del Parlamento, con la Consulta investita eventualmente del compito di verificarne la costituzionalità . Ma poi Napolitano ha difeso i valori della Carta costituzionale definendola “punto di riferimento e presidio prezioso in ogni caso, anche per voi che operate da studenti nelle università”.
Intanto, in vista della possibile calendarizzazione del voto finale alla riforma Gelmini in Senato il 14 dicembre, anche i ricercatori italiani del Cern di Ginevra si mobilitano per chiedere che non venga approvata. Con un messaggio video ai parlamentari italiani circa 50 ricercatori, che già avevano manifestato la contrarietà al ddl salendo sul tetto del Cern, hanno ricordato la data di scadenza del loro contratto e spiegato che la loro presa di posizione è dovuta al fatto che “questa riforma non dà prospettive” né agli studenti né a chi è impegnato sul fronte della ricerca.
E mentre in Italia le proteste negli atenei continuano, si schierano con gli studenti anche i Giuristi democratici, che offrono supporto legale ai manifestanti. L’associazione di avvocati critica la risposta “unicamente di carattere repressivo” giunta dall’esecutivo davanti alla mobilitazione e si impegna a garantire assistenza legale e a denunciare eventuali abusi nel ricorso alla forza pubblica. Se necessario, spiegano i Giuristi democratici, promuoveremo “tutte le azioni a difesa dell’interesse all’autonomia universitaria, alla libertà della ricerca e di didattica e alla difesa del carattere pubblico dell’università”.
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Ma il diritto allo studio vale fino al conseguimento della laurea. Non capisco perchè si debba continuare a dare borse di studio a gente laureata che può benissimo andare a lavorare e provvedere alle spese per ulteriori studi.Non capisco perchè i contribuenti debbano provvedere a pagare gli studi a gente che è grande e vaccinata e può benissimo andare a lavorare,non sono bambinelli indifesi, il diritto allo studio non vale per gente con una laurea in mano, non è scritto da nessuna parte.E’ un uso sbagliato che si fa della legge al diritto allo studio,secondo me.