Oggi è il Balck Friday, il giorno degli sconti in vista degli acquisti natalizi. Ma in Italia è anche il giorno della mobilitazione universitaria per richiamare l’attenzione sulle tante criticità del sistema accademico. Negli atenei sono previste varie forme di manifestazioni, che andranno dalle assemblee spontanee ai presidi nei rettorati, dalle lezioni in piazza al blocco della didattica. La decisione di protestare in maniera unita e plateale è stata presa lo scorso 6 novembre a Torino, nel corso di un’assemblea per il riscatto dell’Università pubblica alla quale hanno partecipato rappresentanti di 24 atenei.
Le ragioni della mobilitazione universitaria
Le manifestazioni odierne sono dettate dalla volontà di tutte le componenti del sistema accademico di chiedere al governo interventi che affrontino in maniera decisa i problemi che da anni affliggono il sistema. Tra le motivazioni della mobilitazione universitaria vi sono la richiesta di maggiori risorse per il finanziamento del diritto allo studio, lo sblocco del turn over per il personale docente, un più elevato numero di assunzioni di ricercatori, per contrastare il dilagante precariato tra i lavoratori della conoscenza.
A partire dall’entrata in vigore della riforma Gelmini, varata nel 2010, l’Università pubblica ha patito continui tagli delle risorse. Le borse di studio e gli alloggi per gli studenti sono insufficienti, tanto più in una situazione economica ancora difficile per il Paese. Questo fa sì che gli obiettivi posti dall’Europa rispetto alla percentuale di laureati restino ancora ben lontani dall’essere centrati. Anche il numero dei ricercatori è uno dei peggiori nell’UE, così come il rapporto tra numero dei docenti e studenti. Oltre a essere troppo pochi, inoltre, i professori diventano anche sempre più anziani. E i ricercatori sempre meno stabili e peggio pagati, nonostante sovente ricada su di loro pure il peso della didattica. Nemmeno il personale amministrativo è rimasto immune alla scure dei tagli, al punto che in diversi atenei i bibliotecari dipendono ormai da cooperative esterne. E in alcuni casi sono pagati a cottimo.
Non solo proteste
La mobilitazione universitaria di oggi ha l’obiettivo di chiedere che la legge di stabilità aumenti le risorse in favore del mondo accademico. Quelle attualmente messe in campo, infatti, sono giudicate del tutto insufficienti. Tuttavia, le manifestazioni indette non hanno unicamente lo scopo di contestare. Le varie componenti del sistema dell’istruzione terziaria si sono assunte anche l’onore della proposta, per indicare possibili soluzioni ai problemi che zavorrano l’Università pubblica nel nostro Paese.