Quest’anno per la Giornata internazionale per il diritto allo studio, che ricorre ogni 15 Novembre, gli universitari italiani hanno deciso di organizzare una mobilitazione nazionale per protestare contro la legge di stabilità attualmente in discussione in Parlamento e il nuovo sistema del turnover, accusato di penalizzare gli atenei del Sud. La giornata di protesta degli studenti coincide con lo sciopero generale indetto dai sindacati. Alla mobilitazione aderiscono la maggior parte delle organizzazioni studentesche.
Gli studenti hanno deciso di scendere in piazza per sollecitare il governo a “una reale inversione di marcia per scuola, università e lavoro”, come si legge in un comunicato congiunto dell’Unione degli universitari (Udu) e della Rete degli studenti medi. Questa volta sono in particolare i giovani del Sud ad avere delle rivendicazioni e la giornata di mobilitazione è per loro anche un’occasione per chiedere al ministro Maria Chiara Carrozza di salvare gli atenei meridionali, a rischio a causa del nuovo sistema di turnover e dell’assegnazione delle risorse in base al merito.
La giornata di mobilitazione studentesca del 15 Novembre è iniziata all’alba con un blitz davanti al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Gli studenti aderenti all’Udu hanno srotolato uno striscione con lo slogan della giornata, ‘Change the way’, davanti all’entrata principale della sede ministeriale ed hanno appeso in varie parti della Capitale una lista di 10 domande rivolte al ministro Carrozza.
Nel corso dei cortei della mattinata, ci sono state alcune tensioni a Roma, dove sono stati fermati due esponenti del Blocco studentesco in piazza Santi Apostoli per aver tentato di forzare il cordone della polizia e di dirigersi verso il Campidoglio, e cariche delle forze dell’ordine a Bologna, per bloccare l’iniziativa di alcuni gruppi di manifestanti, che si erano diretti verso Palazzo Malvezzi, sede della Provincia, tentando di entrarvi.
Il malcontento degli studenti che sono scesi in strada è frutto dei continui tagli di cui da anni sono oggetto la scuola e l’università. Tagli spesso ‘mascherati’, come emerge dalla vicenda dell’aumento di 150 milioni del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo), che – oltre a non rappresentare nemmeno la metà dei fondi tagliati dal precedente governo – sarà più che compensato dai risparmi derivanti dall’estensione del blocco del turnover fino al 2018. Insomma, lamentano gli studenti che partecipano alla giornata di mobilitazione del 15 Novembre, si dà con una mano per togliere con l’altra.
E al Sud va ancora peggio, tanto che gli studenti universitari meridionali temono una lenta agonia degli atenei del Mezzogiorno. Il divario tra le università del Nord e quelle del Sud, infatti, si allarga sempre più e dalle ultime tabelle per l’assegnazione dei ‘punti organico’ – con le quali si sono distribuite le percentuali di assunzioni a disposizione di ciascun ateneo per coprire i pensionamenti – è emerso che il turnover negli atenei meridionali avverrà quasi ovunque con il contagocce, mettendo a rischio la didattica e i servizi e penalizzando così la preparazione degli iscritti. La mobilitazione odierna è quindi anche un modo per sollecitare il ministro Carrozza a rivedere alcune decisioni che, secondo gli studenti, penalizzano e marginalizzano ancora di più aree del Paese già più depresse.