mobilitazione atenei luglio 2010
Si prospetta un
luglio caldo per le università italiane, più caldo dell’estate. Cresce infatti la
mobilitazione all’interno degli
atenei e si espande. Una protesta che sta ricevendo il consenso da più parti, e che vede al centro l’opposizione del mondo universitario al ddl Gelmini – in attesa di essere approvato definitivamente al Senato – e da qualche settimana anche alla manovra finanziaria del Governo, che non ha fatto niente per impedire i pesanti tagli previsti per il prossimo triennio ai fondi universitari. Adesso ricercatori, docenti, studenti e personale amministrativo indicono una
settimana di mobilitazione nazionale
dal 5 al 9 luglio prossimi.
Non è bastata, dunque, la
settimana di mobilitazione a maggio. Con la recente
manovra finanziaria, la situazione degli atenei si fa più critica, come gli stessi
rettori hanno messo in chiaro.
Diverse la cause che mettono a serio rischio la programmazione dell’anno accademico 2010-2011. Primo fra tutti il problema delle
risorse. Pesanti tagli sono infatti previsti a partire proprio dal 2011 al Fondo di finanziamento Ordinario delle università, che non riusciranno a chiudere il bilancio in attivo e a pagare adeguatamente il personale.
Poi l’adesione massiccia da parte dei
ricercatori alla sospensione delle attività didattiche non obbligatorie per legge (per ora in tutta Italia sarebbero
circa settemila le adesioni) che mette a dura prova la programmazione dell’offerta formativa dell’anno accademico entrante.
Adesso anche i
docenti di alcuni atenei – Cassino, Reggio Calabria, Napoli, Roma – sospendono la loro attività in segno di protesta, creando seri problemi agli studenti in periodo di esami e lauree, come sta succedendo alla facoltà di Lettere della Sapienza di Roma, dove dal 1 luglio è stato indetto lo
sciopero dei docenti che causerà la sospensione delle sessioni d’esame.
Il
primo luglio ci saranno anche le
occupazioni simboliche dei Rettorati negli atenei di tutta Italia – fanno sapere in un documento congiunto docenti,ricercatori, studenti, amministrativi e sindacati universitari – e in molti casi le iniziative di protesta andranno oltre l’astensione dalle attività fino ad arrivare alle dimissioni dalle cariche accademiche.