Si va verso la prima Social Innovation Agenda italiana. Presentato all’arrivo della primavera il documento che preannuncia l’Agenda del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca in materia di reti sociali, investimenti, crowfunding e nuovi metodi per la misurazione del benessere.
Un bilancio delle politiche pubbliche intraprese dal 2012, ma non solo. Non quindi un testamento di fine mandato, ha chiarito Dario Carrera, membro dell’equipe MIUR che ha elaborato il documento, capeggiata da Francesco Profumo – che ha la delega all’innovazione della Pubblica Amministrazione – in collaborazione con Euclid Network, la rete europea del Terzo Settore: “ci auguriamo che rappresenti un nuovo inizio per lo sviluppo del Paese”. E infatti La via italiana alla social innovation, come si chiama il documento presentato, evidenzia le risorse presenti sul territorio e traccia le linee guida per il prossimo esecutivo. L’Agenda vera e propria, di cui il testo pone le basi, si avrà a maggio al termine di un percorso partecipativo.
Il bilancio fin qui ha visto l’attivazione in un anno di 97 progetti di social innovation – per un costo di circa 75 milioni di euro – che hanno coinvolto 430 innovatori. Età media? 27 anni. Il MIUR ha poi recentemente stanziato altri 7 milioni di euro nell’ambito del Bando Start-Up, dedicati espressamente al tema della social innovation. Investimenti finanziari non solo in risposta a bisogni immediati, ma anche a favore di iniziative a lungo termine.
Si fa particolarmente importante la social innovation quando le casse statali sono in difficoltà: non assistenzialismo, ma sviluppo di realtà alternative, con largo spazio alla cosiddetta impact finance, ovvero a quegli investimenti che hanno un impatto sociale positivo. E si fa altrettanto importante l’introduzione di nuovi standard di misurazione del benessere, per comprendere gli esiti delle politiche di sviluppo sulla vita delle persone. Per andare oltre il PIL, ad esempio, ecco il BES, l’indicatore di Benessere Equo e Sostenibile: 134 diversi criteri che valutano coesione sociale, tutela ambientale, servizi.
Già nel 2009 negli USA Barack Obama aveva istituito l’Office of Social Innovation, e in direzioni simile si erano mosse le istituzioni europee. Ora anche l’Italia si adopera per trovare la propria via alla modernizzazione sostenibile: cittadinanza attiva, creatività e organizzazione della società per affrontare le questioni sociali e ambientali.