Le priorità per l’università italiana sono il recupero del taglio del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo), il reclutamento dei ricercatori e l’internazionalizzazione degli atenei. Questo è ciò che emerso dal discorso tenuto durante un’audizione congiunta delle commissioni Cultura di Camera e Senato dal ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, la quale ha ribadito ancora una volta che nell’agenda del governo devono esserci la scuola, l’università e la ricerca.
Il ministro ha invitato anche a porre l’attenzione sulla necessità di assicurare la massima sicurezza a studenti e docenti durante lo svolgimento delle attività didattiche per mezzo di un piano di manutenzione, sia ordinaria che straordinaria tutti gli edifici adibiti a luoghi dell’istruzione, fino a valutare per quelli in gravi condizioni la possibilità di realizzare nuove costruzioni, laddove quelle esistenti non siano più recuperabili.
L’università in particolare ha bisogno di “strumenti, regole e incentivi”, ha affermato il ministro Carrozza, per essere stimolata all’autofinanziamento. Parallelamente, il ministro ha sottolineato l’urgenza di rimpinguare il Fondo di finanziamento ordinario degli atenei – che è stato ridotto del 15 per cento in pochi anni – con un intervento da 300 milioni di euro, in grado di ridare ossigeno al sistema.
La spinta all’autofinanziamento mira alla vera autonomia di gestione e organizzazione degli atenei italiani, “una vera autonomia responsabile” la definisce il Ministro, aggiungendo che l’intero sistema universitario del Paese deve intraprendere, da una parte, un reale percorso di internazionalizzazione per incrementare lo scambio culturale tra studenti italiani e studenti stranieri e dall’altra concentrarsi sui finanziamenti per garantire il diritto allo studio e per investire sulle residenze studentesche.
Infine, nel discorso del ministro Carrozza sulle priorità dell’università italiana, non potevano mancare parole dedicate alla ricerca per la quale è necessario improntare un piano straordinario di reclutamento dei ricercatori – le vere risorse utili all’innovazione del Paese -, insieme a un piano per la semplificazione burocratica e amministrativa del sistema accademico, bisognoso di trasparenza e ammodernamento tecnologico.