In Germania gli studenti migliori non vogliono più diventare insegnanti. Colpa delle scarse prospettive di carriera e della poca possibilità di scegliere il luogo di lavoro. E tra i tedeschi iniziano a scatenarsi allarmi per la prospettiva, non troppo remota, che già nei prossimi anni il settore dell’istruzione possa trovarsi a corto di personale. Tutto il contrario rispetto all’Italia, insomma. Qui da noi, infatti, la prospettiva dell’ingresso nel mondo della scuola attrae ancora molti laureati (più e meno bravi), anche per la difficoltà di trovare altri sbocchi professionali.
L’istruzione in Germania potrebbe nei prossimi anni trovarsi davanti a un problema di carenza di personale. Almeno, è quanto lasciano ipotizzare i dati raccolti in un sondaggio del Stiftungsverband in collaborazione con la compagnia internazionale McKinsey, condotto su 500 studenti che hanno ottenuto la maturità in scuole tedesche. A voler insegnare è risultato soltanto il 17 per cento dei giovani che hanno ottenuto una votazione di maturità buona o ottima. Come a dire: a diventare professori gli studenti più bravi non ci pensano proprio.
I motivi per cui l’idea di passare all’altro lato della cattedra non attira più i giovani tedeschi? Prospettive poco allettanti di carriera e limitate possibilità di scelta per quanto riguarda il luogo di lavoro sono i fattori per cui gli ex liceali teutonici aspirano sempre meno a diventare insegnanti. E all’interno di quel 17 per cento di studenti che vorrebbe diventare prof, sono ancora troppo pochi gli uomini e gli immigrati.
E in Italia? Da noi sono centinaia di migliaia i laureati che sognano di diventare insegnanti. L’offerta, dunque, non manca, ma il percorso per raggiungere l’obiettivo è tutt’altro che facile. Dopo molti cambiamenti e anni di stop totale ai nuovi ingressi, è partito il nuovo sistema di reclutamento e i tirocini formativi attivi (TFA) sono adesso al secondo ciclo (le prove selettive saranno a luglio). Per coloro che riusciranno a conquistare l’ingresso e ad abilitarsi, però, la strada non diventerà in discesa. La prospettiva, infatti, sono anni e anni di precariato prima dell’immissione in ruolo (che sancisce la conquista del “posto fisso”).
Le differenze tra tedeschi e italiani la dicono lunga sulle diverse condizioni del mercato del lavoro nei due paesi. In Germania gli studenti migliori non vogliono diventare insegnanti, convinti che potranno trovare di meglio. In Italia la cattedra è, invece, ancora un sogno (o un ripiego obbligato) per molti laureati, perché inserirsi a livello professionale è tutt’altro che semplice e, se precariato deve essere, meglio che sia alle dipendenze dello Stato. Con la speranza che, prima o poi, arrivi la tanto attesa stabilizzazione.