Forse qualcuno si ricorderà del meteorite caduto nel Febbraio 2012 nella città russa di Chelyabinsk. I frammenti di quel corpo celeste sono stati adesso studiati da un team di ricercatori italiani che vi ha rinvenuto componenti indispensabili per la vita. Analizzando i reperti, gli scienziati coordinati dal chimico organico e bioorganico Raffaele Saladino dell’Università della Tuscia hanno scoperto in particolare molecole complesse componenti l’RNA, l’acido ribonucleico, noto ‘braccio destro’ del DNA, vero e proprio codice della vita.
Le ricerche sui frammenti del meteorite di Chelyabinsk, ha spiegato Saladino, hanno anche inaugurato il Centro di Astrobiologia di Dubna, diretto da Eugene Krasavin, costituendo inoltre il primo lavoro svolto nell’ambito di una collaborazione tra Italia e Russia, “che coinvolge anche il genetista molecolare Ernesto Di Mauro, dell’Università Sapienza di Roma”.
Il ritrovamento delle basi delle molecole della vita all’interno dei frammenti del meteorite di Chelyabinsk è stato possibile a seguito del bombardamento di questi con fasci di neutroni con energia di 150 megaelettronvolt tramite l’acceleratore di particelle del centro di Dubna. In questo modo si è potuto simulare una quantità di radiazioni simile a quella che potrebbe esserci nello spazio. I frammenti, che “sono di colore grigiastro – ha spiegato Saladino – e somigliano a granelli di carbone circondati da roccia perché hanno un nucleo carbonaceo avvolto da uno strato minerale”, si sono dimostrati essere dei catalizzatori assai attivi, addirittura i più attivi tra tutti quelli provenienti da meteoriti studiati fino ad ora dal gruppo. E, in presenza di formammide (composto di idrogeno, carbonio, ossigeno e azoto), hanno originato molecole organiche complesse, fra le quali anche alcuni nucleosidi componenti l’RNA.
“Si tratta della prima volta che, con un unico atto reattivo da un precursore chimico semplice quale è la formammide, sono stati sintetizzati derivati nucleosidici di struttura complessa“, ha spiegato ancora Saladino a nome del team di ricercatori di Dubna. Altri esperimenti verranno ancora, ma lo studio fin qui condotto già ci mostra come lo spazio sia assai più dinamico e ‘vivo’ di quanto siamo portati a pensare. E i meteoriti, come hanno dimostrato i frammenti di quello di Chelyabinsk, in un ambiente così configurato sono in grado di sintetizzare quei ‘mattoni’ che sono alla base delle molecole della vita.