Superare il disagio di non potersi muovere attraverso l’uso di una mano elettronica comandata dalla mente. Questo è ciò che un gruppo di scienziati dell’Università di Pittsburgh (USA) ha permesso a una paziente affetta da paralisi. La donna è riuscita ad afferrare oggetti mediante l’arto robotico collegato a un’interfaccia cervello-computer. Un enorme passo avanti per migliorare la vita di coloro che sono impossibilitati a compiere movimenti.
Il lavoro degli scienziati americani è durato molti anni. Jan Scheuermann, questo il nome della paziente affetta da paralisi, nel 2012 si è sottoposta all’impianto chirurgico di una griglia di elettrodi, ognuno dei quali è collegato a un neurone appartenente all’area cerebrale deputata al controllo dei movimenti di braccio e mano destri. I segnali catturati dai neuroni vengono trasmessi a un computer che identifica i percorsi nervosi che si attivano quando la donna osserva o immagina movimenti come sollevare un braccio o chiudere le dita. Ciò ha consentito agli studiosi di mettere a punto una mano elettronica che fosse in grado di muoversi nel modo necessario. La protesi robotica è stata materialmente realizzata sempre negli Stati Uniti, nei laboratori di Fisica applicata della Johns Hopkins University di Laurel.
La mano elettronica si è dimostrata molto efficiente e si è meritata di apparire su ben due riviste scientifiche diverse. In un primo momento lo studio è stato pubblicato su Lancet, ma all’epoca i movimenti diversi che la donna affetta da paralisi aveva potuto compiere erano solo sette. In seguito, miglioramenti tecnici hanno permesso di far salire il numero a dieci e con questo passo in avanti è arrivata anche una nuova pubblicazione, stavolta sul Journal of Neural Engineering.
Comprensibilmente soddisfatta per i risultati ottenuti, Jennifer Collinger, responsabile della ricerca sulla mano elettronica, spiega che è stato “ha dimostrato che è possibile interpretare i segnali provenienti dai neuroni con un semplice algoritmo informatico per generare movimenti sofisticati e fluidi che permettono all’utilizzatore di interagire con l’ambiente”. Le fa eco Andrew Schwartz, anch’egli coinvolto nella ricerca: “I nostri risultati indicano che è possibile riconferire a pazienti con braccia e mani paralizzate un movimento altamente coordinato e naturale”.
La robotica al servizio dei pazienti para e tetraplegici ha fatto passi da gigante nel corso degli ultimi anni, tant’è che il calcio d’avvio dei mondiali di calcio del Brasile è stato dato proprio da un ragazzo paralizzato dalla vita in giù grazie a una sorta di armatura che gli ha consentito di compiere il gesto atletico, ma è la prima volta che una mano elettronica comandata dal cervello riesce a portare a termine il compito di prendere oggetti di differenti forme e dimensioni, dimostrando una precisione e un controllo notevoli, che lasciano ben sperare per un prossimo utilizzo.